In mostra
da domenica 15 aprile 2018 a domenica 6 maggio 2018
tutti i giorni 10.30 – 19.30
mercoledì e giovedì 10.30 – 21.00
da domenica 15 aprile 2018 a domenica 6 maggio 2018
tutti i giorni 10.30 – 19.30
mercoledì e giovedì 10.30 – 21.00
aperture speciali
Salone del Mobile 17-22 aprile 2018
ore 10.30 – 21.00
Salone del Mobile 17-22 aprile 2018
ore 10.30 – 21.00
“Domus 90. Gio Ponti” presenta, in occasione dei 90 anni della rivista Domus, una selezione di pezzi di Gio Ponti, a partire dai materiali d’archivio. La mostra racconta la poliedrica attività dell’architetto e il suo approccio di sintesi delle arti che esprime per tutta la vita attraverso le pagine della rivista che ha diretto per quasi 40 anni dal 1928 al 1979, con un’interruzione
dal 1941 al 1947.
Il lavoro di Ponti (Milano,1891-1979) è raccontato per suggestioni a partire dal tema della casa, a cui ha dedicato molti editoriali e articoli, stimolando il dibattito sul passaggio all’abitazione “moderna” negli anni Trenta e interpretando i cambiamenti della società nel dopoguerra. La mostra si compone di immagini fotografiche, copertine di Domus e una selezione di oggetti che nell’insieme coprono circa 50 anni del suo lavoro.
Una serie di grandi immagini mette in scena l’alfabeto dell’architetto: gli accostamenti e il confronto tra oggetti, disegni, architetture mostrano il suo approccio progettuale, indirizzato in particolar modo alla potenzialità espressiva dei materiali che abbraccia ogni settore, dall’artigianato all’architettura.
Un’intera parete è dedicata alle coloratissime copertine della rivista del 1939 e 1940, alcunE disegnate dallo stesso Ponti. Sono tempi cupi in Italia e in Europa. Ponti sembra non voler vedere quel che sta succedendo ma le testate del maggio e giugno 1940 portano i colori della bandiera nazionale, a celebrare l’entrata in guerra dell’Italia fascista.
Sulle pagine della rivista, Gio Ponti ha sempre sostenuto e incoraggiato l’artigianato e le arti decorative, dedicando un’attenzione particolare alla produzione italiana esposta alle Triennali milanesi. La ceramica è uno dei materiali da lui prediletti, affinato sin dagli anni Venti con l’esperienza con Richard Ginori e proseguito con le tante piastrelle disegnate per interni ed esterni.
Tre sedute, tra cui la famosissima Superleggera, suggeriscono il suo interesse per il mobile e la sensibilità per le forme.
Un grande tessuto, “La Legge mediterranea”, è il cenno al suo pensare al Mediterraneo come a un ambito culturale unitario a cui l’Italia deve guardare per trovare la propria via al Moderno. Al tessuto è accostata una rara macchina per cucire, la Visetta del 1949. E ancora tre oggetti progettati per alberghi: un portabagagli in legno e due pezzi di un servizio per tè e caffè. L’hotel: la casa di quando non si è a casa.
Nel 1970 inaugura la Concattedrale di Taranto, una delle ultime grandi imprese di Gio Ponti: negli stessi anni in cui progetta la chiesa, vedono la luce un servizio di piatti, geometrico e coloratissimo, e una serie di mobili pratici, pieghevoli e su ruote. L’architetto coglie lo spirito dei tempi, che vuole case più informali.
Infine una serie di lettere ci raccontano la persona: gli auguri e i ringraziamenti agli amici sono piccole opere d’arte, disegnate a mano su pezzi di carta o su fogli sciolti. Con garbo e attenzione dedicava i suoi disegni a coloro con cui era in rapporto d’amicizia e affetto. Allora si usava, oggi lo fanno ancora solo i bambini.
dal 1941 al 1947.
Il lavoro di Ponti (Milano,1891-1979) è raccontato per suggestioni a partire dal tema della casa, a cui ha dedicato molti editoriali e articoli, stimolando il dibattito sul passaggio all’abitazione “moderna” negli anni Trenta e interpretando i cambiamenti della società nel dopoguerra. La mostra si compone di immagini fotografiche, copertine di Domus e una selezione di oggetti che nell’insieme coprono circa 50 anni del suo lavoro.
Una serie di grandi immagini mette in scena l’alfabeto dell’architetto: gli accostamenti e il confronto tra oggetti, disegni, architetture mostrano il suo approccio progettuale, indirizzato in particolar modo alla potenzialità espressiva dei materiali che abbraccia ogni settore, dall’artigianato all’architettura.
Un’intera parete è dedicata alle coloratissime copertine della rivista del 1939 e 1940, alcunE disegnate dallo stesso Ponti. Sono tempi cupi in Italia e in Europa. Ponti sembra non voler vedere quel che sta succedendo ma le testate del maggio e giugno 1940 portano i colori della bandiera nazionale, a celebrare l’entrata in guerra dell’Italia fascista.
Sulle pagine della rivista, Gio Ponti ha sempre sostenuto e incoraggiato l’artigianato e le arti decorative, dedicando un’attenzione particolare alla produzione italiana esposta alle Triennali milanesi. La ceramica è uno dei materiali da lui prediletti, affinato sin dagli anni Venti con l’esperienza con Richard Ginori e proseguito con le tante piastrelle disegnate per interni ed esterni.
Tre sedute, tra cui la famosissima Superleggera, suggeriscono il suo interesse per il mobile e la sensibilità per le forme.
Un grande tessuto, “La Legge mediterranea”, è il cenno al suo pensare al Mediterraneo come a un ambito culturale unitario a cui l’Italia deve guardare per trovare la propria via al Moderno. Al tessuto è accostata una rara macchina per cucire, la Visetta del 1949. E ancora tre oggetti progettati per alberghi: un portabagagli in legno e due pezzi di un servizio per tè e caffè. L’hotel: la casa di quando non si è a casa.
Nel 1970 inaugura la Concattedrale di Taranto, una delle ultime grandi imprese di Gio Ponti: negli stessi anni in cui progetta la chiesa, vedono la luce un servizio di piatti, geometrico e coloratissimo, e una serie di mobili pratici, pieghevoli e su ruote. L’architetto coglie lo spirito dei tempi, che vuole case più informali.
Infine una serie di lettere ci raccontano la persona: gli auguri e i ringraziamenti agli amici sono piccole opere d’arte, disegnate a mano su pezzi di carta o su fogli sciolti. Con garbo e attenzione dedicava i suoi disegni a coloro con cui era in rapporto d’amicizia e affetto. Allora si usava, oggi lo fanno ancora solo i bambini.
Nella galleria piccola della Fondazione Sozzani, una selezione di stampe vintage provenienti dall’Archivio Domus illustra il lavoro di Giorgio Casali (Lodi 1913 – Milano 1995).
Il fotografo, che per 30 anni ha lavorato per la rivista, ha contribuito con i suoi scatti a definire una linea distintiva, riconoscibile, che interpretava le esigenze di una rivista in cui l’immagine, spesso, contava più del testo. Casali ha fatto entrare i lettori in spazi pubblici e privati, ha saputo raccontare le architetture e ha documentato la genesi di oggetti diventati icone del design italiano.
Le stampe d’archivio sono in bianco e nero, ma Casali su Domus è anche a colori: sin dagli anni Sessanta numerose copertine con i dettagli dei suoi scatti – scorci di architetture, mobili, allestimenti – aprono le porte della rivista. Le fotografie di Casali anticipano i contenuti, creando quella giusta dose di curiosità e sospensione.
Il fotografo, che per 30 anni ha lavorato per la rivista, ha contribuito con i suoi scatti a definire una linea distintiva, riconoscibile, che interpretava le esigenze di una rivista in cui l’immagine, spesso, contava più del testo. Casali ha fatto entrare i lettori in spazi pubblici e privati, ha saputo raccontare le architetture e ha documentato la genesi di oggetti diventati icone del design italiano.
Le stampe d’archivio sono in bianco e nero, ma Casali su Domus è anche a colori: sin dagli anni Sessanta numerose copertine con i dettagli dei suoi scatti – scorci di architetture, mobili, allestimenti – aprono le porte della rivista. Le fotografie di Casali anticipano i contenuti, creando quella giusta dose di curiosità e sospensione.
Domus
Riferimento internazionale per l’architettura, il design e l’arte, Domus è nata nel 1928 su iniziativa dell’architetto Gio Ponti al quale nel 1929 si è affiancato l’editore Gianni Mazzocchi con l’Editoriale Domus, creata appositamente per pubblicare la rivista. Da allora è un prezioso strumento di lavoro, di aggiornamento e di approfondimento. Bilingue, distribuita in 89 Paesi, è la più concreta espressione dello stile e del buon gusto italiano nel mondo. La direzione di Domus nel 2018 è affidata a Michele De Lucchi.
www.domusweb.it
www.domusweb.it
Fondazione Sozzani
La Fondazione Sozzani è un’istituzione culturale costituita a Milano da Carla Sozzani nel 2016 per la promozione della fotografia, della cultura, della moda e delle arti. La Fondazione ha assunto il patronato della Galleria Carla Sozzani e prosegue il percorso dell’importante funzione pubblica che la galleria svolge da 28 anni. www.galleriacarlasozzani.org
La Fondazione Sozzani è un’istituzione culturale costituita a Milano da Carla Sozzani nel 2016 per la promozione della fotografia, della cultura, della moda e delle arti. La Fondazione ha assunto il patronato della Galleria Carla Sozzani e prosegue il percorso dell’importante funzione pubblica che la galleria svolge da 28 anni. www.galleriacarlasozzani.org
In mostra
da domenica 15 aprile 2018 a domenica 6 maggio 2018
tutti i giorni 10.30 – 19.30
mercoledì e giovedì 10.30 – 21.00
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tutti i giorni 10.30 – 19.30
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aperture speciali
Salone del Mobile 17-22 aprile 2018
ore 10.30 – 21.00
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FONDAZIONE SOZZANI
GALLERIA CARLA SOZZANI
Corso Como 10 – 20154 Milano, Italia
Tel +39 02 653531 fax +39 02 29004080
Tel +39 02 653531 fax +39 02 29004080