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martedì 22 ottobre 2019

L’UOMO DEDICA IL NUOVO NUMERO AL LAVORO: STORIE DI CORAGGIO E DI SUCCESSO, NOVITÀ E CONSIGLI D’AUTORE


In un momento in cui il lavoro cambia, si trasforma, si smaterializza e sempre più spesso svanisce, L’Uomo ha deciso di dedicargli un intero numero, che si apre con una storia di coraggio e accoglienza particolarmente significativa in questo momento storico. Quella dei pescatori siciliani di Mazara del Vallo, che molte volte in questi anni hanno scelto di interrompere il proprio lavoro per soccorrere in alto mare barconi di migranti, senza il supporto (se non contro la volontà) delle istituzioni dei Paesi limitrofi. Marinai che si sono trovati nella condizione di prendere una decisione pagandone un prezzo di tasca propria: il mancato guadagno della giornata, a volte la propria sicurezza, o persino la libertà personale.
Il numero esce in edicola il 23 ottobre con 4 diverse copertine, una delle quali è dedicata proprio a Carlo Giarratano e al suo equipaggio, protagonisti lo scorso 26 luglio del salvataggio di un barcone con oltre 50 migranti a bordo. La seconda copertina celebra il più straordinario lavoro fotografico mai dedicato alla dignità del lavoro: gli “Small Trades” di Irving Penn, oggetto di una grande mostra esattamente dieci anni fa. La terza cover vede protagonista in esclusiva mondiale la nuova superstar di Hollywood, l’attore Timothée Chalamet, alla vigilia dell’uscita dell’attesissimo film “Il re” (1 novembre, Netflix). La quarta copertina è infine dedicata a una fashion story scattata dal fotografo Alasdair McLellan.
Il tema del lavoro è sviluppato nel numero con diverse chiavi narrative. Alcuni dei più rilevanti protagonisti del mondo della moda e della creatività condividono i migliori consigli ricevuti nella loro carriera; altri rendono omaggio al mentore che ha cambiato la loro vita; altri ancora rievocano i loro primi mestieri, condividendone le relative lezioni di vita. Una nuova sezione, Workplace, è poi dedicata a idee, esperienze e strumenti pensati per i ragazzi che sognano di entrare nel mondo della moda.
Anthony Vaccarello, Edward Enninful, Dean & Dan Caten, Craig McDean, Federico Marchetti, la cacciatrice di teste Floriane de Saint-Pierre, il direttore di Central Saint Martins Fabio Piras e l’imprenditore Claudio Antonioli, che racconta i retroscena della recente vendita del suo gruppo Ngg a Farfetch, sono solo alcune delle voci che si raccontano in esclusiva nelle pagine del numero.
Tra le tante storie si rende omaggio anche a una serie di professioni apparentemente “minori” che però hanno permesso ad alcuni dei nomi più noti dell’industria di diventare ciò che sono oggi.
“Spero che in questo numero si legga chiaramente un messaggio che ci sta molto a cuore: ogni lavoro fatto bene, e con passione, ha la stessa dignità, e merita lo stesso orgoglio.” ha dichiarato il direttore de L’Uomo Emanuele Farneti.

venerdì 2 agosto 2019

Vogue Italia - Claudia Schiffer e Stephanie Seymour tornano in copertina


CLAUDIA SCHIFFER E STEPHANIE SEYMOUR TORNANO
IN COPERTINA DI VOGUE ITALIA DOPO 25 E 32 ANNI
PER L’OCCASIONE, LE DUE SUPERMODEL SI AUTO-RITRAGGONO
SCEGLIENDO DI POSARE CON E SENZA ABITI IN UN OMAGGIO A HELMUT NEWTON

Il nuovo numero di Vogue Italia, in edicola dal 2 agosto, segna il ritorno sulla copertina del magazine di Condé Nast di due modelle leggendarie: Claudia Schiffer, la cui ultima cover di Vogue Italia risale a 25 anni fa (Febbraio 1994), e Stephanie Seymour, che torna dopo un’assenza di 32 anni (Giugno 1987).


Per l’occasione, le due super-modelle si sono ritratte “da sole”, in un doppio scatto con e senza abiti, sotto la supervisione della fotografa Collier Schorr.
Le immagini sono infatti un omaggio al “female gaze”, lo sguardo femminile con cui la fotografa newyorchese ha scelto di ritrarre due icone nella bellezza della loro maturità.
Si tratta di una citazione esplicita degli autoritratti di Helmut Newton, nei quali il maestro posizionava sul set uno specchio dove le modelle potessero guardarsi per essere poi loro stesse a scattare la foto, con l’ausilio di un cable release.
La differenza, fondamentale perché stravolge il significato dell’operazione trasformandola in una storia di women empowerment, è che questa volta dietro la macchina fotografica c’è una donna, Collier Schorr, un’artista pioniera dell’utilizzo dell’immagine di moda come medium di sovversione delle convenzioni gender e identitarie. Qui, Schiffer e Seymour non sono più le adolescenti di alcune tra le immagini più iconiche di Newton, ma donne reali e consapevoli.


Claudia, Stephanie e la stessa Collier divengono le protagoniste di questo racconto per immagini dove tre donne, consce della propria soggettività e sessualità, celebrano la loro bellezza sentendosi a proprio agio con sé stesse. Una storia di donne capaci di reggere non solo il peso dell’esposizione del loro corpo, ma soprattutto di quel potere che Newton per primo, cominciò a riconoscergli, e che oggi non hanno nessuna intenzione di restituire.
“Quando ritrai donne come Stephanie e Claudia, che rappresentano letteralmente il lessico della posa nella fotografia di moda, ci sono atteggiamenti che vogliono o non vogliono fare. Non c’è nulla, in queste immagini, che Claudia non volesse fare – se non era convinta, semplicemente cambiava gesto.” Collier Schorr
“In diversi casi sono stata io a scattare la foto, ovviamente dopo che era stata preparata da Collier. Lei è prima di tutto un'artista, e il suo punto di vista è acuto e molto interessante – parte da una direzione completamente diversa.” Claudia Schiffer.


“Vedo una madre. Una moglie. Vedo tutte le cose che devo fare in una giornata. Vedo tutte le mie responsabilità. Crescendo, crescono anche le responsabilità come donna. Essere in controllo della tua vita è molto importante. Cerco di non pensare a me ma alle persone di cui devo prendermi cura, i miei figli, i miei amici, la mia azienda, mio marito. Non mi piace pensare che il mondo giri intorno a me.” Stephanie Seymour.

giovedì 1 agosto 2019

VANITY FAIR lancia il contest ecosostenibile #VANITYCHALLENGE


RIPULISCI DALLA PLASTICA IL TUO LUOGO DI VACANZA:
È IL #VANITYCHALLENGE.
ALCUNI AMICI DI VANITY FAIR COME LAURA PAUSINI, BIAGIO ANTONACCI E MIRIAM LEONE LANCIANO LA SFIDA SOCIAL. E TUTTI SIAMO CHIAMATI A PARTECIPARE

Laura Pausini, Biagio Antonacci, Alessio Boni, Giusy Ferreri, Miriam Leone: sono alcuni amici di Vanity Fair – attori, registi, musicisti, designer, atleti, top – che, per tutta la durata del mese di agosto, parteciperanno al #VanityChallenge. Ogni giorno cioè uno di loro, nel suo luogo di vacanza, raccoglierà rifiuti di plastica, fotograferà questa attività di pulizia, posterà l’imma-gine sul proprio profilo Instagram e sfiderà un amico famoso a fare altrettanto. Vanity Fair li ripo-sterà e inviterà tutti gli utenti a partecipare taggando il profilo @vanityfairitalia, che darà visibilità ai contenuti più creativi. Tutto nasce, spiega il direttore Simone Marchetti nell’editoriale del numero di Vanity Fair in edicola da mercoledì 31 luglio, che ha in copertina proprio Miriam Leone, da un dibattito in redazione sul contributo che si può dare «per iniziare a combattere la plastica che sta inquinando i mari e la nostra vita: secondo il Wwf ne ingeriamo in media 5 grammi a settimana con cibo e acqua». A Marchetti, l’estate scorsa, era capitato di arrivare in una splendida spiaggia selvaggia dell’isola di Spetses, in Gre-cia, e di trovarla infestata dalla plastica: «Quel pomeriggio, decido di raccogliere ciò che riesco a te-nere con me. Lo metto in un sacchetto, faccio tutto il sentiero al contrario e poi lo butto nel primo cestino. Prima di lasciare la spiaggia, però, scatto una fotografia perché, mi dico, devo postarla e dire ai miei amici di fare altrettanto. Invece lo scatto rimane nel telefono. Fino a oggi». Il direttore pubblica infatti quella foto, e lancia la sfida ai lettori di Vanity Fair: «Non lasciate quella busta in mare o sulla sabbia. E non permettete a quello scatto di restare nella memoria del vostro cellulare. È ora di fare un cambiamento, e i cambiamenti iniziano da piccoli gesti come questi». Un altro gesto di cambiamento è la scelta di iniziare ad avvolgere Vanity Fair, quando è necessario cellofanarlo, «con un nuovo tipo di plastica compostabile e biodegradabile. Ad agosto per gli abbonati, da settembre anche per i numeri in edicola. È un impegno di responsabilità ed economico: la plastica ecologica costa sei volte in più di quella tradizionale».

mercoledì 6 giugno 2018

L'Uomo Vogue celebra 50 anni e torna in edicola

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A 50 anni dalla prima uscita, L’Uomo Vogue – il più prestigioso periodico maschile sul mercato editoriale internazionale – torna in edicola con una formula completamente rinnovata martedì 12 giugno, giorno di apertura di Pitti Immagine Uomo, che festeggia il compleanno con un party a Firenze. Il magazine Condé Nast, che verrà distribuito principalmente con Vogue Italia, sarà composto da quattro grandi sezioni.

L'UOMO 2

Nella prima, Culture, si ricordano 50 anni di storia attraverso le immagini più iconiche; i più rilevanti critici internazionali disegnano il futuro del menswear; profili d’autore sono dedicati ai cinque direttori creativi di fresca nomina: Riccardo Tisci, Hedi Slimane, Kim Jones, Virgil Abloh e Kris Van Assche; scrittori e esperti di fotografia disegnano un ritratto dell’uomo contemporaneo; icone di stile raccontano icone di stile.
La seconda sezione, Fashion, è un lungo, ininterrotto flusso di immagini di moda. Per il primo numero, la scelta è stata di chiedere a cinque fotografe donna di dare una loro interpretazione di cinque categorie dello stile maschile, e allo stesso tempo di rileggere – reinterpretandoli – i cinque decenni di vita de l’Uomo Vogue. Collier Schorr, Brigitte Lacombe, Annemarieke van Drimmelen, Julia Hetta e Arielle Bobb-Willis hanno quindi ritratto personaggi noti (Pharrell Williams), modelli, real people: cinque visioni molto diverse, eppure complementari, di eleganza maschile.

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Per la terza parte, Objects, la redazione ha lavorato a un’approfondita ricerca di capi di abbigliamento, accessori, oggetti del desiderio maschile. Si vede in pagina quindi di una ricca selezione di prodotto, fotografata e commentata dagli editors de l’Uomo Vogue.
Infine Affairs affronta i temi dello stile maschile dal punto di vista del business: analisi, interviste, commenti, una selezione delle opinioni più significative della stampa internazionale.

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I testi – firmati, tra gli altri, da insider della moda come Carlo Capasa, Vanessa Friedman e Suzy Menkes, da designer come Olivier Roustaing, Marcelo Burlon e Stephen Jones, da scrittori come Ivan Cotroneo, Diego De Silva, Marcello Fois, Marco Missiroli e Francesco Piccolo, da fotografi come Mert Alas e Paolo Roversi, ma anche da un’icona maschile come David Beckham – sono pubblicati in inglese e in italiano, perché L’Uomo Vogue si rivolge da sempre a una audience globale.
«Oggi L’Uomo Vogue», dice il direttore Emanuele Farneti, «comincia un nuovo capitolo di una storia editoriale che in 50 anni ha raccontato, attraverso la lente d’osservazione della moda, le evoluzioni del costume. Non esiste un solo tipo di uomo: per questo il giornale, attraverso la sua struttura ricca e la molteplicità di punti di vista, sarà aperto, inclusivo, plurale».
Eccellente la risposta del mercato: questo fascicolo ha una foliazione pubblicitaria di 127 pagine. Il numero successivo uscirà in ottobre.

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Proseguiranno ovviamente le attività digitali del brand, su Instagram attraverso i contenuti foto e video del profilo @luomovogue, e su Internet attraverso news e approfondimenti all'interno di Vogue.it, sito dove del resto l’audience maschile supera il 20% del totale.

sabato 7 aprile 2018

Vogue Italia Aprile 2018

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ADUT AKECH IN COPERTINA DI VOGUE ITALIA:

«NON MI PARLATE DI BARRIERE, TUTTI MERITANO LIBERTÀ E FELICITÀ,
TUTTI HANNO DIRITTO DI CERCARLA DOVE VOGLIONO»
CRESCIUTA IN UN CAMPO PROFUGHI, LA TOP MODEL SUD SUDANESE E’ STATA LA PROTAGONISTA DELLE ULTIME FASHION WEEK A PARIGI E MILANO

In uno scenario internazionale sempre più caratterizzato da vecchi e nuovi nazionalismi, e a poche settimane da una tornata elettorale che ha visto il tema dell’immigrazione assumere un ruolo centrale nell’agenda politica italiana, Vogue Italia (a dieci anni esatti di distanza dal celebre “Black Issue”), dedica nuovamente la copertina a una ragazza africana con una storia molto speciale, Adut Akech. Nata nel campo profughi di Kakuma, al confine tra Kenya e Uganda, cresciuta in una casa senza corrente elettrica per poi emigrare a Nairobi e infine, a 6 anni, in Australia, Akech è diventata infatti la top model del momento.

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Dopo aver sfilato in esclusiva per Saint Laurent per tre collezioni, e aver preso parte a quattro campagne del brand parigino, Akech ha aperto lo show di Valentino dello scorso 4 marzo ed ha sfilato tra gli altri per Saint Laurent, Prada, Fendi, Versace, Chanel, Miu Miu, Alexander McQueen, Givenchy, Stella McCartney, Sonia Rykiel, Loewe, Marni, Salvatore Ferragamo, MaxMara, Moschino, Burberry, J.W. Anderson, Simone Rocha, Calvin Klein Anna Sui, H&M, Bottega Veneta, cosa che fa di lei la modella protagonista della stagione.
«Tutti meritano libertà e felicità, tutti hanno diritto di cercarla dove vogliono. Ogni volta che sento parlare di barriere, mi si spezza il cuore». Akech è infatti nata 18 anni fa nel campo profughi costruito dall’Onu a Kakuma, in Kenya, per accogliere i Sud sudanesi che, come i suoi genitori, scappavano dalla guerra civile. Lì è cresciuta, tra 180 mila persone stipate in uno spazio che ne doveva contenere 70 mila, prima di traslocare a Nairobi, e poi emigrare a 6 anni con i genitori a Adelaide, dall’altra parte dell’Oceano Indiano.
«Al campo vivevo con un'altra famiglia sud sudanese appartenente alla mia stessa tribù, con cui dividevo quattro stanze. Poi c’erano i miei cugini, con cui giocavo con una palla fatta di stracci. Rispetto a loro sono stata fortunata: hanno assistito a violenze e omicidi. Io mai», racconta la modella nell’intervista a Vogue Italia. A insegnarle a scrivere, ricorda Adut, è stata «mia sorella maggiore, l’unica che poteva frequentare la scuola: nel campo profughi studiare era costoso e non ce lo potevamo permettere. Sfruttavamo le ore del giorno perché di sera non c’era energia, e a illuminare le stanze c’erano una lampada a olio». La sua vita è cambiata in modo inimmaginabile, ma dei suoi sogni di allora – «un’educazione, una casa, cibo sufficiente per mia madre e i miei fratelli» – almeno uno lo deve ancora portare a compimento: «Studiare. Ho finito le superiori e ho appena iniziato Economia. Ovviamente online, per via dei tanti viaggi».
Adut Akech pensa che il mondo del lusso abbia molta strada da fare verso la piena rappresentazione delle diverse forme di bellezza – «Vedere una donna non bianca di fianco a una confezione di profumo è ancora troppo raro» – e ammette che la sua pelle, «parecchio scura anche per i parametri delle persone di colore», la fa sentire molto osservata quando si trova a Milano: «Ma non mi faccio mai domande sulle intenzioni di quegli sguardi. Cerco di non farmi toccare».

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sabato 31 ottobre 2015

Diana Vreeland: the Modern Woman‏

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Incontro con Alexander Vreeland in occasione dell'uscita del volume
Diana Vreeland: The Modern Woman
The Bazaar Years 1936 - 1962
pubblicato da Rizzoli martedì 3 novembre
alle ore 18.00 in 10 Corso Como
 
"Parte del mio successo come giornalista è dovuto alla mia audacia: non ho mai temuto di raccontare un evento, un fatto, un'atmosfera. Mi sono sempre immedesimata nel lettore finale. Era il mio lavoro. Credo di avere avuto sempre una visione chiara di cosa faceva piacere ai lettori: dare loro quello che... non sapevano di volere."
Nel 1936 Carmel Snow, direttore di Harper's Bazaar prese una decisione che cambiò per sempre la moda quando chiese a Diana Vreeland di entrare nella sua rivista. Diana Vreeland inaugurò la celebre rubrica "Perché no..?" E nel 1939, venne nominata la prima (ed unica) redattrice di moda del giornale - perché, come diceva spesso Richard Avedon, la Vreeland  "inventava" la moda.
Il libro Diana Vreeland: The Modern Woman documenta tre decenni di Bazaar, divisi anno per anno. Ogni sezione si apre con tutte le dodici copertine della rivista seguite da una selezione di immagini che testimoniano la visione innovativa di Diana Vreeland e i suoi continui lavori con celebri fotografi come Richard Avedon, Louise Dahl-Wolfe, Lillian Bassman, Martin Munkacsi e George Hoyningen-Huene.Questa monografia permette di vedere come lo sguardo attento di Diana Vreeland e la sua collaborazione con Carmel Snowe Alexey Brodovitch, il leggendario direttore artistico di Harper’s Bazaar, abbiano cambiato l'immagine della donna moderna americana del ventesimo secolo.
Con oltre 300 pagine e i commenti di sei tra i maggiori  fashion leaders della moda di oggi,  il volume Diana Vreeland: The Modern Woman ci racconta Diana Vreeland, un' icona senza tempo, fonte di ispirazione continua.
Alexander Vreeland, nipote di Diana Vreeland, dopo una carriera trentennale nella moda e nel beauty, ha creato nel 2014 la linea Vreeland Parfums. Nel 2013 ha curato per Rizzoli il libro Memo Diana Vreeland.
 
Diana Vreeland: The Modern Woman
The Bazaar Years 1936 – 1962 - a cura di Alexander Vreeland
testi di Bruce Weber, Glenda Bailey, Edward Enninful, Tonne Goodman, Inez van Lamsweerde e Stefano Tonchi
300 ill colori e b/n, 304 pagine, copertina rigida - testi in inglese
Rizzoli International, Ottobre 2015 € 65.00

domenica 27 ottobre 2013

Vogue Italia Ottobre 2013: Modern eccentric



Avant-garde rétro. Dame contemporanee interpretano i tempi moderni con eleganza antica. Un dandismo declinato al femminile, dove classicità e raffinatezza di sapore british si traducono in stravagante sogno di bellezza. Il viso sembra porcellana grazie al fondotinta Fusion Make Up Maestro,n. 5, che rende l’incarnato omogeneo coprendo con leggerezza le discromie. Sulle guance, un tocco diblush dalla palette illuminante Eccentrico della collezione Christmas 2013 (in vendita da novembre). Per un’attitude che desidera farsi ricordare, come il profumo , costruito su tre accordi dominanti: chypre moderno, nettare di cassis e legno biondo muschiato. Tutto Giorgio Armani.


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Giacca di lana con bottone singolo e clutch di velluto con chiusura metallica e dettaglio di resina, Giorgio Armani; camicia Alexander McQueen. Hat Heather Huey; orecchini Lynn Ban; colletto Keke Cheng; sciarpa di pizzo, New York Vintage; camei Camilla Dietz Bergeron e Pippin Vintage Jewelry; polsiniEarly Halloween; gemelli Camilla Dietz Bergeron; bastone M.S. Rau Antiques. Hair Guido for Redken. Maquillage Pat McGrath. Manicure Jin Soon Choi for JINsoon. Fashion editor Karl Templer. Set design by Mary Howard Studio. On set PRODn@ Art+Commerce.

By Vogue.it