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domenica 14 aprile 2019

IN OCCASIONE DELLA MILANO DESIGN WEEK, WOOLRICH HA CELEBRATO I 50 ANNI DELLA PLIA DI GIANCARLO PIRETTI


In occasione della 58esima edizione del Salone del Mobile di Milano, Woolrich ha celebrato il design funzionale e il prodotto, elementi che da sempre contraddistinguono il brand, attraverso un viaggio negli archivi storici del designer Giancarlo Piretti celebrando la contaminazione di diversi settori, dalla fotografia alla moda, dal disegno industriale all’arredamento.



All’interno del Flagship store di Corso Venezia 3 è stata infatti allestita una mostra fotografica dedicata alle eccellenze prodotte nel tempo dalla collaborazione tra il designer e l’azienda Castelli, tra cui la Plia, l’iconica sedia pieghevole, un oggetto versatile e senza tempo che sarà protagonista dell’evento.



Dopo 50 anni dalla sua presentazione durante il Salone del Mobile, Piretti ha deciso di rivisitarla attraverso una texture inedita fatta di segni grafici che veicolano un’ondata di freschezza. Alla guida di questo coming back Codiceicona, brand testimone del design italiano, che cura la riedizione e la distribuzione dell’emblematica sedia.



A fare da cornice al lancio, uno spazio in cui la tradizione si mescola con la contemporaneità, la cura del dettaglio è al primo posto e la parola chiave è experience.


La mostra è stata celebrata attraverso un evento su invito il 10 Aprile con la speciale presenza di Giancarlo Piretti, del giornalista Decio Carugati e dell’artista Giovanni Anceschi.


mercoledì 10 aprile 2019

AU DEPART - SALONE DEL MOBILE 2019


Il marchio è stato fondato nel 1834: un'epoca di viaggiatori leggendari, di grandi esplorazioni e, al contempo, di grandissimo sviluppo ferroviario. In origine Au Départ è un produttore di valigerie e di articoli da viaggio: il nome viene scelto per la collocazione del primo negozio davanti alla Gare du Nord di Parigi, che era stata inaugurata appena un anno prima. Lì viene proposta al pubblico una nuova idea di lusso, fatta di ricercatezza, di eleganza, ma anche di modernità e tecnologia. E di un lieve spirito ludico: facendo dell’”ordine speciale” un nuovo standard, Au Départ confeziona bauli per ogni tipo di richiesta, anche le più stravaganti. Sempre con un’impeccabile qualità formale.


Nel 1871 l'azienda viene rilevata dai fratelli Ernest e Paul Bertin, che appena tre anni dopo, nel 1874, aprono un secondo punto vendita in avenue de l'Opéra, il luogo che sta diventando l'epicentro della Parigi elegante, con caffè, grandi magazzini destinati a diventare leggenda. E al centro di tutto l'edificio monumentale dell'Opéra Garnier, che verrà inaugurato trionfalmente l'anno successivo.


Grazie a una serie di invenzioni e di brevetti (per la costruzione di bauli, per la perfetta impermeabilizzazione delle pelli) gli affari vanno sempre meglio. L'apice del successo arriva negli anni Venti del 20esimo secolo, in cui Au Départ è sinonimo di stile e di lusso, con pubblicità realizzate dall'artista Yan Bernard Dyl. Un'immagine che ancora oggi colpisce per la sua modernità: il logo attuale della Maison è ispirato proprio a quello disegnato da Dyl.


L'azienda è stata chiusa nel 1976: questo nuovo debutto è il suo rilancio mondiale. Il coinvolgimento di Dimorestudio con Au Départ è il primo capitolo di una collaborazione articolata su più fronti: la realizzazione dell’atelier dell'azienda e del nuovo showroom/boutique, entrambi a Parigi.

Dimorestudio for Au Départ
In un'architettura razionalista dimenticata, gioiello da riscoprire nel cuore del Salone del Mobile, un’installazione-evento progettata da Dimorestudio celebra Au Départ, iconico malletier francese fondato a Parigi nel 1834. Cinque bauli d’epoca, scelti da Dimorestudio nell'archivio della Maison, vengono messi in dialogo col nostro tempo e con i nostri stili di vita. Oggetti ricchi di fascino, che raccontano storie di stile ed eleganza, diventano il punto di partenza per una serie di esplorazioni concettuali totalmente legate alla contemporaneità e alla tecnologia. In un allestimento radicale, acromatico, giocato sul contrasto tra bianco, nero e cemento grezzo.


Non un'operazione nostalgica ma un esperimento di grande forza creativa, com'è nello stile di Emiliano Salci e Britt Moran, i fondatori di Dimorestudio: recepire elementi dal passato e tradurli in un linguaggio nuovo, dove i piani di lettura si moltiplicano e si intrecciano in un gioco di rimandi colto e sorprendente.


L'allestimento è su tre livelli: al primo è l'accesso all'edificio, dove il visitatore trova una parete di valigie e bauli, tutti pezzi d'epoca. Al primo piano, cinque postazioni video immerse in un ambiente totalmente nero: immagini in rapida successione che lanciano una miriade di indizi visivi, come misteriosi messaggi subliminali. Il nucleo del progetto si raggiunge al piano superiore, dove su cinque plinti sono esposti altrettanti bauli antichi, originali, diversi tra loro. E tutti trasformati dall'intervento di Dimorestudio in qualcosa di altro: contenitori di luci, di immagini, di suoni, di idee. Oggetti profondamente legati a un modo di vivere contemporaneo, in cui la mobilità è un dato di fatto.

RIMOWA x KALEIDOSCOPE presentano Guillermo Santomá: Gas


In occasione della Milan Design Week 2019, la rivista d’arte contemporanea, nonché studio creativo KALEIDOSCOPE si unisce ancora una volta al noto marchio di valigie RIMOWA per dar vita a un progetto multimediale che coinvolge print, online e performance live. 


L’evento si avvale del contributo del designer spagnolo Guillermo Santomá (classe 1984), invitato a rivisitare con il suo sguardo futuristico questo simbolo senza tempo del lusso funzionale e del viaggiare consapevole. La collaborazione prenderà vita su tre livelli, separati ma interconnessi: un cortometraggio, un’installazione e una pubblicazione.


Fondendo la sua idea del colore e del gioco con una sensibilità verso i materiali e i processi industriali, Santomá crea oggetti e spazi surreali, in bilico tra arte e funzione. La sua nuova installazione, ospitata presso lo Spazio Maiocchi, si ispira all’idea di una stazione di servizio concettuale e vedrà al centro una vera e propria automobile, trasformata con l’alluminio di RIMOWA in una scultura di luce e suoni. Battezzata con il nome “GAS” in onore della famosa serie fotografica di Ed Ruscha Twentysix Gasoline Stations, l’installazione si rifà alla cultura della custom car e al movimento Light and Space, evidenziando la passione dell’artista per la West Coast americana.


“In molti casi la creazione di un prodotto si avvicina tanto alla pratica artistica. Mi piace lavorare con i materiali industriali e sfruttarli fino al limite” ha dichiarato il designer a proposito dell’alluminio RIMOWA, il materiale simbolo di questo marchio che, introdotto nel 1937, ha superato la prova del tempo e rivoluzionato il concetto del viaggio.


Completano il progetto un book fotografico e un cortometraggio, realizzati da Thibaut Grevet tra il paesaggio aspro del deserto di Los Monegros e la dimora/studio dell’artista a Barcellona: un modo esclusivo per entrare nel cuore di questa collaborazione unica nel suo genere.

OPEN
9 – 14 APRILE 2019
11.00 – 18.00

SPAZIO MAIOCCHI
VIA MAIOCCHI 7

20129 MILANO, ITALIA

La DoubleJ presents new homeware | Salone del Mobile 2019


La DoubleJ Housewives returns this Milan Design Week with an all-new collection of tabletop items, kitchen linens, ceramic vases and, for the first time, bedding.


La DoubleJ will kick off Design week with a slumber party of fairy tale proportions in their Navigli-side showroom. Under the theme Print-cess & the Pea, we will be stacking bed-on-bed-on-bed-on-bed to show off our dream-worthy new sheets. The complete range of La DoubleJ Bedtime will also be on view: printed duvets, sheets, cushions, blankets, pillows and pajamas.


La DoubleJ continues in its quest to find the best-of-the-best historic Italian producers for their La DoubleJ Housewives home line. Following last year’s debut of handmade Murano glassware in collaboration with Salviati and building on the flourishing collaboration with Tuscany-based porcelain producer Ancap, La DoubleJ is exploding into all areas of the home. Debuting for the first time, swaddling-soft bedding in collaboration with Mascioni will be available in a world of eye-popping prints.
Sheets, covers and cushions in 300 thread count Italian-made cotton will be available in 6 different mix-and-match print families: Perle, Colombo, Pussy Willow, Ceramica, Maneater and Ping Pong. Featuring contrast-colored embroidered top-stitching on pillowcases and duvet covers, twisted cord borders on cushions and super soft finishing, the bedding is made with the utmost Made-in-Italy attention to detail. A range of fringed velvet throw pillows decorated with Greek goddesses will also debut alongside contrasting print wool blankets in Domino Pink, Sfere Rosso and Colombo prints.


New decorative porcelain vases, in collaboration with historic porcelain maker Ancap, will also be produced for the first time. With three different shapes ranging from tea jar to fluted urn, the vases will come in two different print variations, Colombo and Ceramica Blu. The exquisitely printed vases feature hand-painted contrast decorative trim and supersaturated, totally La DoubleJ colorways.
La DoubleJ tabletop is back and better than ever. Also made in collaboration with Ancap, our much-loved collection of chargers, dinner, soup and dessert plates return in an all-new pattern. Centered around our vintage porcelain-inspired Ceramica print, the dinner set comes in a lovely redesigned white and blue motif, while the dessert set features six different mix-and-match multi-colored offerings.
Table linens are also back in all-new prints. Also produced by Mascioni in high quality structured linen, these elegant table cloths of various sizes, napkins and aprons come in Margherita, Mexico, Cubi, Confetti and Cermica variations.
Finally, it wouldn’t be La DoubleJ if we didn’t dress you up for playing house. Alongside our household goodies, we will be launching a brand new pair of 100% silk pajamas. Made from gorgeous Lake Como silk twill, they are cut in a classic pajama shape and come in Colombo Bianco, Ceramica Verde and Carnevale prints.

domenica 7 aprile 2019

BOTTEGA VENETA PRESENTA LA BORSA ARCO IN ANTEPRIMA A MILANO DURANTE IL SALONE DEL MOBILE


Bottega Veneta celebrerà la design week del Salone del Mobile di Milano con un’anteprima esclusiva della nuova borsa Arco, una presentazione che anticipa il lancio ufficiale della collezione Pre Fall 2019. La borsa Arco è disponibile a dal 5 aprile nelle boutique milanesi di Bottega Veneta e online su bottegaveneta.com.


Disponibile in quattro dimensioni e in una palette di colori naturali, la borsa Arco ridefinisce il concetto di Intrecciato con una lavorazione decostruita e ortogonale, conferendo una sensibilità più morbida e moderna all’iconico motivo di Bottega Veneta. Viene realizzata con una nuova varietà di French Calf dal sofisticato look naturale; le fettucce di pelle sono intrecciate alla pelle scamosciata, lasciando un interno sfoderato che rivela la costruzione precisa della borsa. Il formato più grande, Arco 75, è disponibile anche da uomo e si caratterizza per un’alternanza tra French Calf e suede. Sono disponibili anche versioni non intrecciate in morbido coccodrillo e in Palmellato, una pelle dalla caratteristica texture granulosa e lievemente lucida.


La borsa deve il suo nome all’Arco della Pace, architettura neoclassica nel cuore di Milano. Il monumento trionfale completato nel 1838, ha fatto da sfondo alla sfilata Fall 2019, una location iconica a sottolineare le radici italiane della maison. La borsa Arco si distingue proprio per la silhouette architettonica data da una parte superiore a volta richiamata dalla curva dei lunghi manici tubolari, e da una base rettangolare di solida costruzione.


La natura casual e rilassata della borsa Arco quasi nasconde una complessa lavorazione artigianale: ogni borsa è ottenuta da oltre 100 pellami.

MDW2019: Baolab collabora con Tiziano Vudafieri al progetto Wilhelm Lamp


L’architetto risponde all’invito di Rossana Orlandi per dare una seconda vita alla plastica, realizzando un pezzo unico in policarbonato riciclato, omaggio al Maestro tedesco del Bauhaus di cui è collezionista.
Nell’ambito della mostra di Rossana Orlandi “Guiltlessplastic - Master’s Pieces”, l’architetto Tiziano Vudafieri presenta Wilhelm Lamp.
Il pezzo unico – stampato in 3D in policarbonato riciclato - rappresenta un’inedita rilettura di un vaso del designer tedesco Wilhelm Wagenfeld, insegnante del Bauhaus e maestro indiscusso del design modernista, di cui Vudafieri è collezionista.


Ro Plastic-Master’s Pieces, curata da Rossana Orlandi, è una mostra di 27 pezzi inediti in plastica riciclata realizzati da artisti, designers e architetti di fama mondiale.
L’opera sarà esposta nello scenografico contesto del Padiglione Ferroviario del Museo della Scienza e della Tecnologia, dal 6 al 14 aprile. Tutti i pezzi sono stati pensati, concepiti e realizzati rigorosamente in plastica riciclata e riciclabile.
La Wilhelm Lamp nasce dalla passione di Tiziano Vudafieri per il designer tedesco:
“Wilhelm Wagenfeld è stato l’unico maestro del Bauhaus ad applicare alla vita reale l’utopia di questo movimento, invadendo il mercato nel secondo dopoguerra con bellissimi oggetti di uso comune dal design innovativo e dal prezzo accessibile. Negli anni ’20 e ’30, è stato un grande innovatore delle tecniche industriali, soprattutto del vetro, essendo tra i primi a utilizzare la tecnica Soffio – Soffio appena inventata e il primo in assoluto a usare il vetro borosilicato per uso domestico. I suoi pezzi fanno parte, ad esempio, della collezione permanente del Moma, ma Wagenfeld resta inspiegabilmente un maestro conosciuto soprattutto nel mondo tedesco. Tra le sue opere prediligo i vetri, i vasi in particolare, dalle forme classiche e rigorose, eleganti e moderne. Da qui l’idea di riciclare non solo i materiali per l’oggetto, ma anche il design stesso, in pieno tema Guiltless Plastic.” spiega Tiziano Vudafieri.
L’architetto è così partito da un vaso in vetro di Wagenfeld del 1935 per trasformarlo in un’imponente lampada a sospensione ad altezza umana. Durante l’esposizione il lampadario illuminerà proprio il vaso originale – parte della collezione personale di Tiziano Vudafieri – a sottolineare la relazione tra ispirazione ed opera.
Scrive Walter Gropius, architetto fondatore del Bauhaus, in una lettera diretta allo stesso Wagenfeld nel 1965: “Ti assicuro che tu e il tuo lavoro siete il caso esemplare di ciò che il Bauhaus persegue”.


Materiale e tecnica di produzione
Per realizzare la Wilhelm Lamp è stato scelto il policarbonato riciclato, un materiale plastico riciclabile trasparente, dall’alta resistenza termica e meccanica, che l’ha reso ideale per la realizzazione di un oggetto imponente, ma allo stesso tempo dotato della giusta fluidità allo stato fuso che ha consentito lo stampaggio tramite tecnologia 3D.
Il policarbonato riciclato risponde all’importante necessità di garantire una secondo utilizzo a prodotti di largo consumo arrivati a fine ciclo di vita: disponibile in grossi quantitativi, il policarbonato viene macinato, fuso e riprocessato, secondo un tipo di riciclo definito
“meccanico”.
Di grande valore la filiera di partners e consulenti di cui si è avvalso Vudafieri, a partire da Baolab – agenzia specializzata sui trend colori-materiali-finiture – per l’identificazione della materia e delle tecniche più adatte, al fornitore di termoplastici tecnici LATI, fino a GIMAC.
Dotata di una delle più grandi stampanti 3D disponibili, Gimac ha sviluppato una tecnica di stampa che parte direttamente dai granuli di plastica, saltando il passaggio della trasformazione in fili e consumando di conseguenza meno energia.
La Wilhelm Lamp si compone di 12 spicchi - alti circa 160 cm e larghi circa 45 cm. I 12 spicchi sono distanziati l’uno dall’altro e tenuti insieme da una struttura in metallo. Il risultato è un lampadario “facilmente” componibile, smontabile e trasportabile in una scatola.
La parte illuminante è un porta lampada in ottone a 4 luci, con due lampadine laterali per la luce diffusa e due a spot per una luce puntuale verso il basso.

venerdì 27 aprile 2018

FOSCARINI – MILANO DESIGN WEEK 2018

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Luce portatile e mobilità: sono questi i concetti proposti da Foscarini agli studenti del secondo anno del Master in Product Design dell’ECAL, Università di Arte e Design di Losanna, per lo sviluppo dei progetti presentati a Palazzo Litta in occasione della settimana milanese del design.
Con l’obiettivo di stimolare la giovane creatività e il pensiero progettuale, Foscarini ha chiesto agli studenti dell’ECAL di immaginare come la luce possa accompagnare i nostri movimenti nello spazio, supportando i futuri designer lungo tutto il percorso progettuale: dalla comprensione del brief alle verifiche intermedie, fino agli interventi per risolvere le difficoltà o sollecitare soluzioni alternative.
Per Foscarini fare design non significa solo progettare un prodotto, ma anche (e soprattutto) rendere accessibile un certo pensiero. Perché ciò avvenga è indispensabile coltivare relazioni e agire all’interno di un ecosistema creativo. Compongono questo ecosistema, assieme ai professionisti con i quali quotidianamente lavoriamo, anche il mondo universitario e della formazione in generale. Collaborare con gli studenti dell’Ecal di Losanna ha implicato una sfida per entrambi: gli studenti hanno dovuto confrontarsi con la realtà del design nella concretezza dei suoi processi, mentre per Foscarini è stata un’occasione per confrontarsi con un pensiero creativo ancora libero da rigidità e sovrastrutture mentali che la dimestichezza e la lunga esperienza inevitabilmente portano.
“È l’ingenuità nella sua condizione primigenia, che noi ricerchiamo per il suo potenziale di ingenuity, ingegno”, osserva Carlo Urbinati, presidente di Foscarini. “Gli allievi dell’Ecal sono stati invitati a fare una lampada non per, ma con Foscarini. Sono stati lasciati liberi dalle costrizioni di certi vincoli di mercato – volumi, necessità, opportunità – senza però tralasciare i vincoli di design: fattibilità, usabilità, rigore progettuale. L’esperienza è stata un arricchimento reciproco e si inserisce in quella attitudine alla sperimentazione e all’apertura – una sorta di think tank diffuso – che trova punti di contatto anche con la nostra rivista-libro “Inventario: tutto è progetto, e il progetto è dappertutto.

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La collezione d’autore ‘The Light Bulb Series’ nata dalla collaborazione tra Foscarini e James Wines / SITE è protagonista dell’installazione “REVERSE ROOM”, presentata in occasione della Milano Design Week 2018 presso Foscarini Spazio Brera: una “black box” capovolta ed inclinata che ribalta la percezione dello spazio e mette in discussione la nostra risposta all’ambiente e alle convenzioni.

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“È sempre un privilegio, per un’azienda incentrata sul progetto, incrociare la propria storia con il percorso concettuale e artistico di creativi che le sono intrinsecamente affini. È questo il caso di Foscarini e James Wines.” (Carlo Urbinati, fondatore e presidente di Foscarini)
La storia della collaborazione tra Foscarini e James Wines si snoda nell’arco di quasi una trentina d’anni, attraverso alcune tappe significative, in una naturale convergenza delle rispettive poetiche. Le radici di questo rapporto risalgono al 1991, con “Table Light / Wall light”, la prima opera realizzata da Foscarini con il gruppo SITE di Wines per le aree culturali della mostra veronese “Abitare il tempo”, in quegli anni curate da Marva Griffin. Diversi anni dopo, le strade di Foscarini e di SITE si incrociano di nuovo grazie ad un ampio articolo monografico su Inventario (rivista-libro diretta da Beppe Finessi, promossa e sostenuta da Foscarini), scritto da Michele Calzavara e dedicato ai lavori del gruppo. Nasce da qui la volontà di Foscarini di riprendere il progetto, trasformandolo in una collezione in piccola serie, fatta di lampade e oggetti.
Composta da alcuni pezzi attentamente selezionati, a tiratura limitata e numerata, “The Light Bulb Series” è una collezione d’autore, preziosa per la storia che racconta e il pensiero che veicola. Parte da una riflessione sulla lampadina come archetipo, con la sua tipica forma a bulbo, nata dalla funzione e condizionata dalla tecnologia disponibile all’epoca, ma rimasta tale nei decenni, nonostante l’evoluzione tecnica consenta oggi di adottare qualsiasi forma si desideri.
Wines declina questa riflessione con esplorazioni che si muovono intorno ai temi principali che hanno guidato la sua ricerca architettonica, basata sulla risposta all’ambiente circostante e ad un’azione su di esso. Sono l’inversione, lo scioglimento, la natura, tutti quegli stati di “difetto architettonico” che consentono di ripensare la realtà, dandole forma e dissolvendone, allo stesso tempo, i confini. “Esplorazioni mai gratuite né meramente formali”, afferma Carlo Urbinati, “che appartengono al linguaggio ormai codificato di Wines – manomissioni, trasformazioni, rovine, fusioni – e nelle quali noi, come Foscarini, ci rispecchiamo. Perché nell’inquietudine di Wines, non possiamo non ritrovare quella tensione verso la sperimentazione, il fare meglio ma anche fare diversamente, che ci anima fin dalle origini”.

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“The Light Bulb Series” comprende cinque differenti declinazioni dell’icona rappresentata dalla lampadina: Black Light, che inverte funzioni e parti della lampada, in cui la lampadina rimane nera e buia, mentre il portalampada emana luce – Candle Light, un cortocircuito tra modi ed effetti diversi di fare luce, due storie illuminotecniche alla fiamma e al tungsteno che si fondono insieme e formano un nuovo oggetto ambiguo e paradossale - Melting Light, un bulbo immortalato in un fotogramma intermedio tra forma e liquefazione, sospeso in uno stato transitorio, diventa l’icona evanescente di un fantasma - Plant Light, un bulbo invaso dalla natura, ciottoli e terra, si trasforma in terrario, o in bulbo-vaso per la pianta che lo colonizza - fino a White Light, la matrice alla base di tutto, quando tutto può ancora accadere.

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“Questa serie nasce dall’idea di stravolgere il design classico delle lampadine a incandescenza”, sottolinea Wines, “un’idea che propone una riflessione critica sulle forme per nulla iconiche delle moderne lampade a LED. Il concept, realizzato da Foscarini, nasce da un lavoro sulla spontanea identificazione da parte delle persone con forme e funzioni di oggetti comuni. In questo caso, le lampadine si fondono, evolvono, si crepano, si infrangono, si fulminano, ribaltando così qualsiasi aspettativa.”

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Tutti i pezzi che compongono la serie sono presentati presso Foscarini Spazio Brera in “Reverse Room”, una speciale installazione firmata dallo stesso James Wines con la figlia Susan Wines, progettata per sottolineare le caratteristiche di surreale inversione di queste variazioni sul tema. In una stanza dalle pareti scure, capovolta ed inclinata, con tavoli e sedie monocolore, le lampade a sospensione sbucano dal pavimento mentre quelle da tavolo occhieggiano dal soffitto, rimettendo in discussione la nostra percezione degli spazi e la nostra risposta agli stimoli ambientali e alle convenzioni.
Accompagna la collezione una monografia - curata dall’arch. Michele Calzavara - dedicata al lavoro dello studio SITE, che ci invita a pensare un mondo, del progetto e quindi del possibile, in cui è sempre immaginabile fare luce in un altro modo.


ALTRE CREAZIONI FOSCARINI PER LA MILAN DESIN WEEK 2018

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