Luce portatile e mobilità: sono questi i concetti proposti da Foscarini agli studenti del secondo anno del Master in Product Design dell’ECAL, Università di Arte e Design di Losanna, per lo sviluppo dei progetti presentati a Palazzo Litta in occasione della settimana milanese del design.
Con l’obiettivo di stimolare la giovane creatività e il pensiero progettuale, Foscarini ha chiesto agli studenti dell’ECAL di immaginare come la luce possa accompagnare i nostri movimenti nello spazio, supportando i futuri designer lungo tutto il percorso progettuale: dalla comprensione del brief alle verifiche intermedie, fino agli interventi per risolvere le difficoltà o sollecitare soluzioni alternative.
Per Foscarini fare design non significa solo progettare un prodotto, ma anche (e soprattutto) rendere accessibile un certo pensiero. Perché ciò avvenga è indispensabile coltivare relazioni e agire all’interno di un ecosistema creativo. Compongono questo ecosistema, assieme ai professionisti con i quali quotidianamente lavoriamo, anche il mondo universitario e della formazione in generale. Collaborare con gli studenti dell’Ecal di Losanna ha implicato una sfida per entrambi: gli studenti hanno dovuto confrontarsi con la realtà del design nella concretezza dei suoi processi, mentre per Foscarini è stata un’occasione per confrontarsi con un pensiero creativo ancora libero da rigidità e sovrastrutture mentali che la dimestichezza e la lunga esperienza inevitabilmente portano.
“È l’ingenuità nella sua condizione primigenia, che noi ricerchiamo per il suo potenziale di ingenuity, ingegno”, osserva Carlo Urbinati, presidente di Foscarini. “Gli allievi dell’Ecal sono stati invitati a fare una lampada non per, ma con Foscarini. Sono stati lasciati liberi dalle costrizioni di certi vincoli di mercato – volumi, necessità, opportunità – senza però tralasciare i vincoli di design: fattibilità, usabilità, rigore progettuale. L’esperienza è stata un arricchimento reciproco e si inserisce in quella attitudine alla sperimentazione e all’apertura – una sorta di think tank diffuso – che trova punti di contatto anche con la nostra rivista-libro “Inventario: tutto è progetto, e il progetto è dappertutto.
Con l’obiettivo di stimolare la giovane creatività e il pensiero progettuale, Foscarini ha chiesto agli studenti dell’ECAL di immaginare come la luce possa accompagnare i nostri movimenti nello spazio, supportando i futuri designer lungo tutto il percorso progettuale: dalla comprensione del brief alle verifiche intermedie, fino agli interventi per risolvere le difficoltà o sollecitare soluzioni alternative.
Per Foscarini fare design non significa solo progettare un prodotto, ma anche (e soprattutto) rendere accessibile un certo pensiero. Perché ciò avvenga è indispensabile coltivare relazioni e agire all’interno di un ecosistema creativo. Compongono questo ecosistema, assieme ai professionisti con i quali quotidianamente lavoriamo, anche il mondo universitario e della formazione in generale. Collaborare con gli studenti dell’Ecal di Losanna ha implicato una sfida per entrambi: gli studenti hanno dovuto confrontarsi con la realtà del design nella concretezza dei suoi processi, mentre per Foscarini è stata un’occasione per confrontarsi con un pensiero creativo ancora libero da rigidità e sovrastrutture mentali che la dimestichezza e la lunga esperienza inevitabilmente portano.
“È l’ingenuità nella sua condizione primigenia, che noi ricerchiamo per il suo potenziale di ingenuity, ingegno”, osserva Carlo Urbinati, presidente di Foscarini. “Gli allievi dell’Ecal sono stati invitati a fare una lampada non per, ma con Foscarini. Sono stati lasciati liberi dalle costrizioni di certi vincoli di mercato – volumi, necessità, opportunità – senza però tralasciare i vincoli di design: fattibilità, usabilità, rigore progettuale. L’esperienza è stata un arricchimento reciproco e si inserisce in quella attitudine alla sperimentazione e all’apertura – una sorta di think tank diffuso – che trova punti di contatto anche con la nostra rivista-libro “Inventario: tutto è progetto, e il progetto è dappertutto.
La collezione d’autore ‘The Light Bulb Series’ nata dalla collaborazione tra Foscarini e James Wines / SITE è protagonista dell’installazione “REVERSE ROOM”, presentata in occasione della Milano Design Week 2018 presso Foscarini Spazio Brera: una “black box” capovolta ed inclinata che ribalta la percezione dello spazio e mette in discussione la nostra risposta all’ambiente e alle convenzioni.
“È sempre un privilegio, per un’azienda incentrata sul progetto, incrociare la propria storia con il percorso concettuale e artistico di creativi che le sono intrinsecamente affini. È questo il caso di Foscarini e James Wines.” (Carlo Urbinati, fondatore e presidente di Foscarini)
La storia della collaborazione tra Foscarini e James Wines si snoda nell’arco di quasi una trentina d’anni, attraverso alcune tappe significative, in una naturale convergenza delle rispettive poetiche. Le radici di questo rapporto risalgono al 1991, con “Table Light / Wall light”, la prima opera realizzata da Foscarini con il gruppo SITE di Wines per le aree culturali della mostra veronese “Abitare il tempo”, in quegli anni curate da Marva Griffin. Diversi anni dopo, le strade di Foscarini e di SITE si incrociano di nuovo grazie ad un ampio articolo monografico su Inventario (rivista-libro diretta da Beppe Finessi, promossa e sostenuta da Foscarini), scritto da Michele Calzavara e dedicato ai lavori del gruppo. Nasce da qui la volontà di Foscarini di riprendere il progetto, trasformandolo in una collezione in piccola serie, fatta di lampade e oggetti.
Composta da alcuni pezzi attentamente selezionati, a tiratura limitata e numerata, “The Light Bulb Series” è una collezione d’autore, preziosa per la storia che racconta e il pensiero che veicola. Parte da una riflessione sulla lampadina come archetipo, con la sua tipica forma a bulbo, nata dalla funzione e condizionata dalla tecnologia disponibile all’epoca, ma rimasta tale nei decenni, nonostante l’evoluzione tecnica consenta oggi di adottare qualsiasi forma si desideri.
Wines declina questa riflessione con esplorazioni che si muovono intorno ai temi principali che hanno guidato la sua ricerca architettonica, basata sulla risposta all’ambiente circostante e ad un’azione su di esso. Sono l’inversione, lo scioglimento, la natura, tutti quegli stati di “difetto architettonico” che consentono di ripensare la realtà, dandole forma e dissolvendone, allo stesso tempo, i confini. “Esplorazioni mai gratuite né meramente formali”, afferma Carlo Urbinati, “che appartengono al linguaggio ormai codificato di Wines – manomissioni, trasformazioni, rovine, fusioni – e nelle quali noi, come Foscarini, ci rispecchiamo. Perché nell’inquietudine di Wines, non possiamo non ritrovare quella tensione verso la sperimentazione, il fare meglio ma anche fare diversamente, che ci anima fin dalle origini”.
“The Light Bulb Series” comprende cinque differenti declinazioni dell’icona rappresentata dalla lampadina: Black Light, che inverte funzioni e parti della lampada, in cui la lampadina rimane nera e buia, mentre il portalampada emana luce – Candle Light, un cortocircuito tra modi ed effetti diversi di fare luce, due storie illuminotecniche alla fiamma e al tungsteno che si fondono insieme e formano un nuovo oggetto ambiguo e paradossale - Melting Light, un bulbo immortalato in un fotogramma intermedio tra forma e liquefazione, sospeso in uno stato transitorio, diventa l’icona evanescente di un fantasma - Plant Light, un bulbo invaso dalla natura, ciottoli e terra, si trasforma in terrario, o in bulbo-vaso per la pianta che lo colonizza - fino a White Light, la matrice alla base di tutto, quando tutto può ancora accadere.
“Questa serie nasce dall’idea di stravolgere il design classico delle lampadine a incandescenza”, sottolinea Wines, “un’idea che propone una riflessione critica sulle forme per nulla iconiche delle moderne lampade a LED. Il concept, realizzato da Foscarini, nasce da un lavoro sulla spontanea identificazione da parte delle persone con forme e funzioni di oggetti comuni. In questo caso, le lampadine si fondono, evolvono, si crepano, si infrangono, si fulminano, ribaltando così qualsiasi aspettativa.”
Tutti i pezzi che compongono la serie sono presentati presso Foscarini Spazio Brera in “Reverse Room”, una speciale installazione firmata dallo stesso James Wines con la figlia Susan Wines, progettata per sottolineare le caratteristiche di surreale inversione di queste variazioni sul tema. In una stanza dalle pareti scure, capovolta ed inclinata, con tavoli e sedie monocolore, le lampade a sospensione sbucano dal pavimento mentre quelle da tavolo occhieggiano dal soffitto, rimettendo in discussione la nostra percezione degli spazi e la nostra risposta agli stimoli ambientali e alle convenzioni.
Accompagna la collezione una monografia - curata dall’arch. Michele Calzavara - dedicata al lavoro dello studio SITE, che ci invita a pensare un mondo, del progetto e quindi del possibile, in cui è sempre immaginabile fare luce in un altro modo.
ALTRE CREAZIONI FOSCARINI PER LA MILAN DESIN WEEK 2018
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