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mercoledì 27 settembre 2017

STELLA JEAN S/S 2018

Stella Jean SS18_22

La Paz, Bolivia. Nel luogo dove giorni incandescenti si succedono a notti gelide, Stella Jean ha trovato l'ispirazione per la nuova collezione primavera-estate18.
Protagoniste Las Cholitas luchadoras, donne wrestler che nei loro coloratissimi abiti tradizionali mettono in scena uno strabiliante incontro di orgoglio e potere.
Las Diosas Luchadoras, ovvero le dee lottatrici, dichiarano a suon di lotta libera il loro desiderio di rivincita nei confronti di una società patriarcale che le ha svalutate e sminuite.
Le proporzioni delle polleras, ampie gonne con plissettature orizzontali che indicano il numero dei figli, i colori accesi e i ricami delle passamanerie sono di ispirazione boliviana.
Nel rispetto del suo heritage anche per la collezione Spring-Summer 18, Stella Jean si è lasciata guidare dalla storia leggendaria che queste donne scrivono ogni giorno. Donne indigene dai capelli corvini acconciati in lunghe trecce, discriminate per decenni soprattutto per il loro abbigliamento, si sfidano in lustrini e pizzi per imporre la loro indipendenza e peculiarità.
Trasformando il loro impegno in un appuntamento fisso, sono diventate simbolo di rinascita femminile, di lotta contro la discriminazione, di orgoglio indigeno, aiutando molto donne ad affermare sé stesse nel mondo del lavoro. La lotta libera le ha liberate dai ruoli domestici, salgono sul ring a passi di danza, fiere delle loro origini evidenziate dal loro tradizionale vestiario, mettendo in atto uno dei più riusciti woman empowerment dell’America Latina.
Un tempo termine dispregiativo, oggi Las Cholitas luchadoras sono fiere della nuova connotazione che hanno conquistato grazie alla lucha libre.
Le donne Aymara (ovvero le Cholitas luchadoras), abusate, umiliate e discriminate per decenni, hanno trovato nel ring il luogo di ribalta perfetto, consentendo a loro e a tutte le donne boliviane l’opportunità di essere parte della female working class retribuita.
Si allenano sei giorni su sette per mettere in scena solo la domenica sera il loro show che, oltre intrattenimento e profitti, vuole mostrare il loro valore in un “mondo di uomini”, quello della lotta libera.
Spesso siamo convinti di valicare gli oceani per andare ad insegnare principi fondamentali quali l' emancipazione femminile a paesi che consideriamo in via di sviluppo, questa storia, a riprova di come a volte bisogna, scendere dallo scalino, sedersi ed imparare.
La collezione si nutre delle quotidianità nascoste delle protagoniste che elegge dove regna l'ispirazione e vive la passione per questo lavoro.

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domenica 26 febbraio 2017

Stella Jean F/W 2017


E’ nel freddo intenso dell'enigmatica Guerra Fredda che si orientano le linee della Fall Winter 2017-2018 di Stella Jean


La tangibile tensione  di un conflitto non esploso si insinua attraverso la percezione dello U.S. Army, corredato di passamanerie e dettagli ricamati di medaglie e gradi militari, che si alterna alla vivace immediatezza di stampe figurative e dipinti a mano ispirati ai fiabeschi naïf del contraltare russo. 
Abiti, eco-pellami ed eco-pellicce si accendono di colori saturi d’ispirazione sovietica


Gonne che si trasformano in abiti e viceversa, a sottolineare l'intensiva funzionalità (a sottolineare l’estrema versatilità), naturale (necessaria) conseguenza in tempi di conflitto. Il ghiaccio delle ostilità scricchiola, si sgretola insieme con il crollo a Berlino di un muro pesante 28 lunghi anni, monito mancato delle tante, troppe barriere che ancora oggi continuano ad ergersi, nel nome di una “photoshoppata” civiltà, per separare, imprigionare, violare, diritti e libertà di popoli e culture. 


Quando l’aurora boreale e il vento siberiano lasciano il passo al fascino dell’Oriente più vicino, crocevia di culture millenarie, l’odore del conflitto si fa acre e irrompe nella collezione con un pezzo denso di storia e significato a ricordarci che la guerra non è mai stata tanto fredda.




La clutch “Propaganda”, concepita a Damasco a partire da una scatola del  backgammon, gioco tradizionale popolare in Siria, rappresenta il piccolo bagaglio di chi fugge e porta con sé un distillato di sapere, memoria e speranza.




Nel deserto della distruzione, questa minaudière, simbolo di resilienza per genesi, lavorazione e tragitto, è stata realizzata in un laboratorio artigianale di Damasco e, nascosta in un furgoncino notturno, ha proseguito il suo viaggio fino a Beirut per poi raggiungere l’Italia (Milano) facendosi “megafono” di una cultura che non vuole soccombere. 





Resistenza a chi ci vorrebbe, in una diversa scacchiera, perfetti soldati ed ubbidienti pedine della perfetta strategia del dividi et impera.




I capi ispirati al mondo russo e al mondo militare, sono caratterizzati dall'applicazione di medaglie, gradi e passamanerie sovrapposti a camicie e chemisiers in tessuti classici della camiceria a quadri o in tessuti stampati con i motivi della collezione.




I cappotti, le giacche e le gonne da applicazione di frange, lacci e pon-pon; giacca e cappotto in eco-visone con costine a contrasto e motivi yoruba; cappotto e giacca in eco-visone e in eco-pelliccia maculata con applicazione di medaglie o passamanerie; giacca in tessuto cerato tipo barbour con applicazione di medaglie; capospalla in velluto trapuntato a motivi yoruba; maglie e abito in maglia da ciclista con ricamo “One, No One and One Hundred Thousand Kilometres”; maglie con stampa motivi naïf russi o ricamate con gradi e medaglie militari; top, abiti e maglie con ricamo circolare intorno al collo; abiti, gonne e top con ricchi ricami con filo di lana o con perline; abiti da sera e gonne con pannelli stampati o ricamati; abito lungo da sera con collo e polsi rimovibili preziosi; abiti tagliati sopra il seno, trasformabili in gonne.