Tradizione. La partenza è un ricordo: le immagini delle passerelle di fine anni Ottanta e inizio Novanta dell’archivio di maison. “La loro modernità e leggerezza continuano ad affascinarmi”, racconta Gaia Trussardi, Direttore Creativo del marchio. “Per la nuova stagione, ho voluto riscrivere quell’attitudine alla sovrapposizione, al layering che le consacrò nell’immaginario di tutti ma vestendole di ecletticismo e ibridazione culturale”. Tutto si mischia e si indossa a strati. Tailleur liquidi. Gilet con frange. Blazer leggeri come camicie. Sahariane e spolverini costruiti come top. Caftani fluidi. Camosci extra light. Tutto scivola come acqua, sciogliendosi sul corpo in una teoria di forme e toni in contrasto e in armonia. “Il gioco è retto dalla grande expertise di Trussardi”, commenta Gaia Trussardi. “Materiali rustici come rafia, stuoie gessate e rigate, garza e lino vengono trattati con procedimenti hi-tech in grado di renderli leggeri e aerei quasi fossero seta o plissettati, conferendo un suggerimento di romanticismo. L’effetto è rafforzato dall’alternanza di tonalità neutre fredde e calde: sabbia e grigio elefante, mastice e cuoio, paprika e zafferano. Una sinfonia silenziosa di linee e colori”.
Viaggio. Le immagini di “Tracks”, film tratto dal libro autobiografico sull’attraversata del deserto centrale australiano da parte di una giovane donna, Robyn Davidson, con la sola compagnia di un cane e di tre cammelli, fanno da spunto per riflettere sull’idea della ricerca di identità e anche sugli archetipi folcloristici e religiosi che accomunano le culture. Orizzonti e colori di questi immensi scenari diventano lampi color paprika e zafferano all’interno della collezione. Tagli a vivo e cuciture a punto coperta conferiscono a ogni capo un aspetto materico e vissuto. “È la trasposizione dell’idea del viaggio come avventura e libertà ma anche come usura del tempo e dello spazio”. Gli archetipi, le reminiscenze di maschere e totem tribali prestano simboli a stampe astratte su seta, tulle, cotone e pelle. Fino a diventare ricamo sugli abiti aderenti o sui pepli-pareo annodati al collo. “Ho provato a raffigurare la matrice comune di culture diverse. Abbiamo semplificato simboli e archetipi fino a trasformarli in segni di stile, in quadri astratti. Queste geometrie rompono l’uniformità dei toni neutri, regalando una sorta di prospettiva, una profondità a ogni look”.
Leggerezza. L’impatto finale è di una leggerezza iper sofisticata. L’incedere aereo, morbido di ogni completo è bilanciato dall’impatto forte di accessori materici e ricchi di suggestione. Le borse sono cacciatore in pelli intrecciate morbide o scatolette rigide in vacchetta o serpente stampato con motivo tribale all over. Le scarpe raggruppano sandali, anfibi e una nuova versione di derby maschili realizzati in suede o in una micro rete di pelle intrecciata. “Il mio intento è rappresentare esteticamente il viaggio e la sua necessità, soprattutto per quanto riguarda le donne. È come se l’abito diventasse una fotografia immaginaria del desiderio di muoversi, di incamminarsi verso qualcosa che non si conosce ma che in fondo aiuta a conoscersi meglio. Proprio per questo ho scelto la leggerezza come fil rouge: a mio parere, è una delle migliori e più profonde qualità dello stile contemporaneo”.
Viaggio. Le immagini di “Tracks”, film tratto dal libro autobiografico sull’attraversata del deserto centrale australiano da parte di una giovane donna, Robyn Davidson, con la sola compagnia di un cane e di tre cammelli, fanno da spunto per riflettere sull’idea della ricerca di identità e anche sugli archetipi folcloristici e religiosi che accomunano le culture. Orizzonti e colori di questi immensi scenari diventano lampi color paprika e zafferano all’interno della collezione. Tagli a vivo e cuciture a punto coperta conferiscono a ogni capo un aspetto materico e vissuto. “È la trasposizione dell’idea del viaggio come avventura e libertà ma anche come usura del tempo e dello spazio”. Gli archetipi, le reminiscenze di maschere e totem tribali prestano simboli a stampe astratte su seta, tulle, cotone e pelle. Fino a diventare ricamo sugli abiti aderenti o sui pepli-pareo annodati al collo. “Ho provato a raffigurare la matrice comune di culture diverse. Abbiamo semplificato simboli e archetipi fino a trasformarli in segni di stile, in quadri astratti. Queste geometrie rompono l’uniformità dei toni neutri, regalando una sorta di prospettiva, una profondità a ogni look”.
Leggerezza. L’impatto finale è di una leggerezza iper sofisticata. L’incedere aereo, morbido di ogni completo è bilanciato dall’impatto forte di accessori materici e ricchi di suggestione. Le borse sono cacciatore in pelli intrecciate morbide o scatolette rigide in vacchetta o serpente stampato con motivo tribale all over. Le scarpe raggruppano sandali, anfibi e una nuova versione di derby maschili realizzati in suede o in una micro rete di pelle intrecciata. “Il mio intento è rappresentare esteticamente il viaggio e la sua necessità, soprattutto per quanto riguarda le donne. È come se l’abito diventasse una fotografia immaginaria del desiderio di muoversi, di incamminarsi verso qualcosa che non si conosce ma che in fondo aiuta a conoscersi meglio. Proprio per questo ho scelto la leggerezza come fil rouge: a mio parere, è una delle migliori e più profonde qualità dello stile contemporaneo”.