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sabato 1 aprile 2017

Inaugurato il nuovo DRY MILANO

i quattro soci di DRY Tiziano Vudafieri Diego Rigatti Andrea Berton Giovanni Fiorin
 
La squadra d’eccezione di Pisacco e Dry: lo chef Andrea Berton , Giovanni Fiorin, Tiziano Vudafieri e Diego Rigatti, fa il bis in città.
Nel cuore di uno dei quartieri della nuova movida milanese, all’angolo tra viale Vittorio Veneto e via Manunzio, nasce il secondo DRYMilano con una “doppia anima” diurna e serale.
L’apertura durante l’ora di pranzo e il nuovo laboratorio di pasticceria, rappresentano i due elementi di novità di questo locale, che vedrà ampliata la proposta d’insalate d’autore, piatti complementari e dessert.
 
Alessandro Costacurta Martina Colombari Andrea Berton con la moglie
 
Il progetto assolutamente innovativo, valorizza la duplice esposizione della location e la luce delle tredici vetrine che caratterizzano le facciate. Il nuovo DRY si affaccia sulla Casa della Fontana, uno dei più iconici edifici della Milano degli anni Trenta, sul giardino di via Palestro e, con un dehors, sui Bastioni.
 
Tiziano Vudafieri Beppe Sala Ferruccio Resta
 
FILOSOFIA DI CUCINA
Qualità e prezzi leggeri. Andrea Berton e il team di Pisacco scommettono, ancora una volta, sula formula vincente del primo Dry (aperto nel 2013), arricchendola.
Cocktail, pizza gourmand, una varietà d’insalate, salumi e carni stagionate d’eccezione (come la bresaola di Panatti o il crudo a lenta stagionatura). Per quanto riguarda focacce e pizze, non mancheranno Le Classiche (che si potranno personalizzare con condimenti serviti al tavolo), ma la lista conterrà anche una serie di Pizze dello Chef, studiate ad hoc per il nuovo DRY. Al forno, di nuovo Simone Lombardi, pizza chef noto per la sua continua ricerca e sperimentazione. Grande attenzione per impasto, lievitazione e cottura, abbinamenti guidati e di estrema qualità per una pizza che, in poco tempo, è diventata uno straordinario caso di successo e, a detta di molti, la migliore della città.
 
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La zona bar, situata tra due cocktail station, sarà il fulcro del locale. La back station a vista consentirà agli ospiti di assistere alla finitura dei drink, costruiti con materie prime di grande qualità, creatività e tecnologia. Anche in questo caso sarà possibile ordinare alcuni must del Dry, come il “French 75” o il “Corpse Reviver”, ma la vera novità saranno i Signature, a base di vino e shrub (ingrediente home made ottenuto dalla fermentazione della frutta), per un basso contenuto alcolico e un altro grado di novità. Una lista dei vini verticale, costruita attraverso una selezione di due soli vitigni: Pinot Nero e Riesling, è arricchita da spumanti, champagne e Crémant, oltre che da un Rosso e da un Bianco serviti da magnum al bicchiere (come del resto molte delle referenze dalla carta).
Le proposte dei soft drink comprendono, invece, una vasta scelta di acque aromatizzate, ottenute attraverso i processi d’infusione ed estrazione a freddo.
 
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Infine, la nota dolce, nonché uno degli elementi di novità che caratterizzano il nuovo DRY. Un nuovo laboratorio di pasticceria affiancherà pizzeria e cucina. L’ampia selezione di dessert completerà la proposta di tradizionali gelati e sorbetti artigianali che hanno contribuito alla fama del Dry.
 
Beppe Sala con Tiziano Vudafieri
 
DESIGN E DECOR (a cura dello studio VUDAFIERI-SAVERINO Partners):
Gli interni colpiscono, innanzitutto, per le loro dimensioni. La divisone degli spazi ricorda quella del locale gemello di via Solferino.
L’ingresso è occupato da un’imponente cocktail station dove è prevista la mise en place (novità assoluta a Milano), organizzata in tre atolli e circondata dai tavoli comuni. La seconda sala, invece, è dedicata al ristorante-pizzeria.
Il decor mixa gli elementi d’epoca dello stile dell’edificio che lo ospita (un’antica azienda di distribuzione di giornali fondata all’inizio del Novecento), con altri più moderni, per un layout decisamente più audace e contemporaneo.
Il pavimento in legno si contrappone ai muri storici, lasciati in parte grezzi. Questo contrasto ne accentua l’aspetto da moderno loft ricavato da un ex spazio industriale.
L’ottone, l’elemento materico iconico di DryMilano, caratterizza la maggior parte delle finiture d’arredo come i grandi tavoli e le luci. I lampadari second life sono costruiti avvitando vecchi portalampade, con lampadine ad incandescenza di recupero o, ancora, attorcigliando ghirlande luminose da giardino attorno semplici barre.
I separé DryMilano a tutta altezza, ottenuti sovrapponendo tavoli e pensili da cucina, delimitano gli spazi aperti rendendoli più intimi.
Extra Dry, il programma di video installazioni d’arte contemporanea curato da Paola Clerico/Case Chiuse, contribuisce a rafforzare l’atmosfera urban del locale e si apre alla città attraverso le proiezioni, su due delle vetrine, che saranno visibili anche all’esterno.