Le sperimentazioni visive delle opere cianografiche di Susan Weil e di José Betancourt segnano l’incipit della ricerca estetica di Gabriele Colangelo per la primavera-estate 2018 di GIADA.
Immagini fotografiche sfalsate, intinte in un blu primario, lasciano emergere ritratti paesaggistici e botanici destinati a diventare l’elemento iconografico della collezione e a costruire un immaginario prezioso.Le cromie sono pure e sussurrate. Il grigio in tutte le sue sfumature e il bianco dominano la scena, lasciando progressivamente spazio a tonalità stemperate. Il giallo, il rosa o il verde, diluiti da una punta di bianco, si fondono con il tono caldo del paprika, amalgamandosi in sfumature pittoriche. Stampe botaniche si innestano progressivamente sui capi, mimando le forme dei gioielli.Ricercate lavorazioni prendono vita sui materiali aerei allo scandire di ogni passo. Tessuti leggeri, come il crêpe fluido e le mischie di lana e seta, vengono accoppiati, creando un effetto double sull’ala che profila gli ampi pantaloni dalla silhouette scivolata. Plissé architettonici percorrono le gonne, lasciando emergere spicchi di colore, movimentano il più rigoroso capospalla, definiscono la linea del prezioso abito tunica e si impadroniscono della skirt, scandita da strisce irregolari in nappa. Decori piatti di coste à jour ritmano le superfici dei capi in maglia e definiscono cuciture, profilature e orli dei pantaloni, mentre l’effetto della cinzatura rende le superfici di alcuni capi lucide e gradevoli al tatto. La silhouette è verticale, costruita su linee fluide e scivolate. Un verticalismo accentuato dalle sfumature di colore. Le gonne arrivano sotto il ginocchio o sfiorano la caviglia. I pantaloni morbidi sono movimentati da un’ala laterale e da uno spacco che lascia intravedere le calzature. I capospalla extra long hanno le spalle stondate. Alcuni capi sono protagonisti di un’evoluzione strutturale. La maxi camicia si trasforma in capospalla di cotone e seta, in blusa in crêpe oppure diventa un abito-tuta. In metamorfosi sono anche gli accessori, a partire dai gioielli. Raffigurano elementi floreali e stilizzazione di foglie, rivisitati attraverso colature di resine che imitano le pietre dure. Evolvono come parte integrante dei capi: fermano gli abiti e le giacche sulla schiena, bloccano le pieghe o diventano gemello per i polsini, stagliandosi in un ramage prezioso sui capospalla fino a dare origine alle stampe organiche, che percorrono parte della collezione. Completano i look sandali flat, trattenuti da un gioiello frontale a forma di foglia o da nodo attorcigliato, e la scarpa dal tacco scultura, fermata da un elastico di seta a contrasto con la tomaia inferiore. Le borse sono realizzate in pelle di cervo di grana sottile, dal secchiello oversize con piega sovrapposta alla shopping classica in versione micro e macro, fino alle envelope morbide, trattenute da un gioiello che diventa manico.
Immagini fotografiche sfalsate, intinte in un blu primario, lasciano emergere ritratti paesaggistici e botanici destinati a diventare l’elemento iconografico della collezione e a costruire un immaginario prezioso.Le cromie sono pure e sussurrate. Il grigio in tutte le sue sfumature e il bianco dominano la scena, lasciando progressivamente spazio a tonalità stemperate. Il giallo, il rosa o il verde, diluiti da una punta di bianco, si fondono con il tono caldo del paprika, amalgamandosi in sfumature pittoriche. Stampe botaniche si innestano progressivamente sui capi, mimando le forme dei gioielli.Ricercate lavorazioni prendono vita sui materiali aerei allo scandire di ogni passo. Tessuti leggeri, come il crêpe fluido e le mischie di lana e seta, vengono accoppiati, creando un effetto double sull’ala che profila gli ampi pantaloni dalla silhouette scivolata. Plissé architettonici percorrono le gonne, lasciando emergere spicchi di colore, movimentano il più rigoroso capospalla, definiscono la linea del prezioso abito tunica e si impadroniscono della skirt, scandita da strisce irregolari in nappa. Decori piatti di coste à jour ritmano le superfici dei capi in maglia e definiscono cuciture, profilature e orli dei pantaloni, mentre l’effetto della cinzatura rende le superfici di alcuni capi lucide e gradevoli al tatto. La silhouette è verticale, costruita su linee fluide e scivolate. Un verticalismo accentuato dalle sfumature di colore. Le gonne arrivano sotto il ginocchio o sfiorano la caviglia. I pantaloni morbidi sono movimentati da un’ala laterale e da uno spacco che lascia intravedere le calzature. I capospalla extra long hanno le spalle stondate. Alcuni capi sono protagonisti di un’evoluzione strutturale. La maxi camicia si trasforma in capospalla di cotone e seta, in blusa in crêpe oppure diventa un abito-tuta. In metamorfosi sono anche gli accessori, a partire dai gioielli. Raffigurano elementi floreali e stilizzazione di foglie, rivisitati attraverso colature di resine che imitano le pietre dure. Evolvono come parte integrante dei capi: fermano gli abiti e le giacche sulla schiena, bloccano le pieghe o diventano gemello per i polsini, stagliandosi in un ramage prezioso sui capospalla fino a dare origine alle stampe organiche, che percorrono parte della collezione. Completano i look sandali flat, trattenuti da un gioiello frontale a forma di foglia o da nodo attorcigliato, e la scarpa dal tacco scultura, fermata da un elastico di seta a contrasto con la tomaia inferiore. Le borse sono realizzate in pelle di cervo di grana sottile, dal secchiello oversize con piega sovrapposta alla shopping classica in versione micro e macro, fino alle envelope morbide, trattenute da un gioiello che diventa manico.
GIADA celebra il suo legame con il mondo dell’arte, da sempre alla base dell’estetica del marchio. In occasione della presentazione della collezione primavera-estate 2018 all’interno degli spazi della Pinacoteca di Brera di Milano, aperti in esclusiva per l’evento, ha deciso infatti di donare alla Biblioteca Nazionale Braidense due epistole inedite dello scrittore Alessandro Manzoni. Si tratta di una lettera autografata indirizzata a Filippo Guenzati datata Lesa, 26 aprile 1850, e di una lettera manoscritta indirizzata a Paolo Fusi datata Milano, 14 agosto 1855.Un gesto simbolico che vuole ribadire l’amore verso le lettere e la cultura italiana. La donazione rappresenta infatti un importante arricchimento del Fondo Manzoniano della Biblioteca, un omaggio di grande utilità per gli studi manzoniani in vista della pubblicazione dei carteggi dello scrittore.