Immaginando un’olimpiade immaginata immaginando. Giacché ci troviamo in questo garage, nella pancia dura e cupa di questa torre, facciamo un giuoco. Un giuoco a squadre. Anzi, meglio, moltiplichiamo il ludus in una olimpiade. Sono ammessi tutti, perché della perfezione seriale nessun si cura: i magri e i rotondi, gli alti e i bassi; superuomini pingui e ominicchi scheletrici; supereroi minimi e antieroi massimi; chiunque del corpo abbia amore e contezza.
Questo giuoco è un’invenzione. Ha regole che si creano giuocando, e non è nemmen necessario che gli atleti le conoscano. Perché infatti la regola vera è solo una: godere del moto spontaneo che non si cale dell’agonismo pertinace e dopato. Ogni squadra crei la propria divisa per l’agone sportivo ricapitolando tutte le divise di tutti gli agoni sportivi di cui ci siamo perniciosamente dimenticati. E se non ce ne siamo dimenticati, inventiamone l’oblio hic et nunc. L’agone in questione è un torneo del vestimento agonistico consumato a suon di cazzotti dolci e molli tra mondi che non si parlano. Cricket, tennis, atletica, lotta, golf, football, racing: tutto si tiene, tutto torna e tutto si mischia. Altro da sapere non c’é.
Bando alle ciance quindi. Tempo di entrar nell’arena, suvvia. In ciabatte e accappatoio, avvolti di rilassatezze e ammantati di dolcezze, coperti di grafismi rubati ad appunti vecchi di due secoli, con le foto di Florian Hetz appiccicate qui e lì e i dipinti di Betsy Podlach spalmati addosso.
Inizia il giuoco, quindi l’ultimo avvertimento. Si giuoca per esserci. Vince solo chi mostra la appieno propria vulnerabilità. Mollemente e dolcemente.
Una summa di pezzi e capi dell'abbigliamento sportivo di discipline come il cricket, il tennis, lo skating, il pugilato, il wrestling, il racing, il baseball, interpretati con spirito analogico invece che hi-tech. I jersey di poliestere, i cotoni pesanti, il mohair infeltrito, il nylon occhieggiano all'agonismo di tempi lontani.
La silhouette è morbida e avvolgente. T-shirt doppie, shorts da skater, sportcoat sartoriali, pantaloni con la coulisse creano agio intorno al corpo. I sacchi a pelo sono trasformati in bomber voluminosi; gli accappatoi da wrestling sono indossati su polo e bermuda. La sartoria è soft e accogliente, in proporzioni nostalgiche.
Righe grafiche e quadri sono mescolati con stampe pittoriche tratte dal lavoro di Betsey Podlach e stampe fotografiche ricavate dall'opera di Florian Hetz.
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