Kris Van Assche on THE QUEEN STORE
Arrivato a Parigi da Anversa, sua città natale, nel 1998, Kris diventò
subito assistente di Hedi Slimane alla maison Yves Saint Laurent.
Braccio destro, a Dior Homme dal 2000, di Slimane, uno che ha
rivoluzionato la moda maschile francese, si allontanò dal gruppo quattro
anni più tardi per dar vita alla sua linea maschile (nel 2008 prima
sfilata anche di quella femminile). Nel frattempo, nell'ottobre 2007, è
stato nominato direttore artistico di Dior Homme. Succedere al "maestro"
Slimane, una bella sfida.
Per i vestiti Kris Van Assche, lo stilista ha spesso in testa amici e
amiche, che potrebbero indossare ognuno di quei capi: «Fortunatamente ho
amici di tipo diverso, più o meno stravaganti, più o meno classici.
Giovani e non più giovani». La sua moda è minimalista, ma anche
romantica e nostalgica. Qualcuno dice anche che tende a femminizzare i
capi per uomini e a maschilizzare quelli per donne. Ma l'osservazione lo
fa arrabbiare: «Già Marlene Dietrich dimostrò che non c'è donna più
femminile di quella che indossa giacca e cravatta. Queste discussioni
sono inutili».
I viaggi, quelli sì, lo ispirano. Uno a Buenos Aires, nel 2001, da solo
per tre settimane, lo segnò in modo particolare: «Adoro l'Argentina. Lì
la gente, quando cammina per strada, ti guarda in faccia. Qui a Parigi,
invece, si guardano le punte dei piedi. Mi piace lo sguardo orgoglioso
degli argentini: li rende più belli». Kris è belga fiammingo. E fa parte
di quella vague di stilisti in arrivo da Anversa e dintorni o dai Paesi
Bassi che hanno preso le redini della moda maschile a Parigi negli
ultimi anni (vedi Lucas Ossendrijver per Lanvin e Paul Helbers per Louis
Vuitton). Dei belgi ha anche il pudore, l'umiltà. «Forse un aspetto
tipico di noi creatori belgi è un certo senso della realtà, la ricerca
costante di un equilibrio fra la nostra fantasia e quello che si può
realmente indossare. (Il Sole 24 ore)
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