Nell’atmosfera soffusa del teatro Kabuki si svolge un inconsueto incontro destinato a scardinare sicurezze antropologiche ed estetiche; il viaggio di Stella Jean conduce a un crocevia tra Italia, Giappone e Africa, arricchito dall’expertise della sartorialità e dell’artigianalità italiane. L’iper-femminilità evocativa orientale s’incontra con la realtà tessile d’impronta patriarcale. L’ibrido tra Geisha e mannish attitude troverà un suo raccordo in un gioco di ruoli consapevole ed ironico.
Il mènage à trois tra diverse ispirazioni culturali è rivelato dai lunghi kimono di lana alpaca e mohair realizzati ai ferri e rifiniti dal ricamo a mano ad intarsio (una lavorazione manuale che ha richiesto 250 ore di dritto e rovescio) raffigurante paesaggi autunnali tipici dell’estremo Oriente, incontaminati dall’urbanizzazione ed immersi in una atmosfera dai riverberi zen. Un’idea di artigianalità e manualità italiana innestata tramite i colori e le forme nel tessuto culturale giapponese: un esperimento ottenuto con 22 rocche di lana , una per ogni sfumatura di autunno.
Altri kimono in lana divengono portatori di ulteriori emblemi culturali come ad esempio la carpa, simbolo popolare di forza della perseveranza e della determinazione nelle intenzioni. Tra i vari simboli non poteva certo mancare un rimando all'Italia, riproponendo per la maglieria i disegni del gioco popolare delle carte nazionali.
La tecnica ad intarsio viene utilizzata anche per i gilet e le vestaglie corte in lana, oltrechéper le gonne a ruota e a tubino, realizzate in tessuto di maglia a righe.
La stampa wax evolve in nuove ed inaspettate textures, componendo ossimori materici e culturali destinati a sorprendere. I disegni esclusivi effettuano un continuo gioco di rimandi, passando dalle sete delle aristocratiche bluse con fiocco annodato al collo (perfette per una poliedrica Madame Butterfly urbana), impreziosendo le gonne in cotone della collezione, fino ad impreimersi su calze e calzini, ricomponendo in tal modo un singolare mosaico all-over.
Una nuova visione del wax e della sua espressione, interrotta a tratti dal rigore geometrico dei tessuti canvas rigati realizzati a telaio dalle artigiane del Burkina Faso nell’ambito del progetto Ethical Fashion dell’agenzia dell’ONU ITC, che per la prima volta debuttano in una collezione autunno inverno.
In questo summit internazionale l’Italia è rappresentata dalle grisaglie prese in prestito dal guardaroba maschile.
Il mondo degli accessori acquista rinnovata importanza. Le calzature, realizzate in esclusiva per la sfilata dal designer francese Christian Louboutin, prendono ispirazione dai temi principali della collezione: i tessuti wax e i canvas rigati del Burkina Faso vengono impiegati sia per le décolleté , sia per i modelli ankle boot. La riuscita fusione di elementi contrastanti, che caratterizza tutta la collezione, è ripresa dall’elemento capped toe che offre un’inaspettata variazione nella struttura delle scarpe. Attingendo dal ricco e vivace repertorio di stampe e di texture della designer, le calzature invitano a lasciarsi alle spalle tutto ciò che è consueto, per ricercare un gusto più personale e ricco di immaginazione.
Le doctor bag dall’elegante sapore retrò esprimono tutta la solarità necessaria al rigido inverno grazie alle cromie sgargianti del wax e del canvas del Burkina Faso, richiamate all’ordine da una banda di gros-grain bicolore.
I bijoux hanno sempre un ruolo determinante: le collane di perle di fiume sfoggiano macro fermature gioiello che rappresentano i simboli di riferimento di questa collezione, come il gallo giapponese, la carpa, il lionfish e lo scarabeo, applicati su manchette in cocco stampato; camei in lana intarsiati a mano con l’effige del gallo rappresentano il motivo che caratterizza bracciali e sautoir.
Una collezione intessuta di tradizione e sperimentazione / innovazione, dove innesti culturali, artigianali e sartoriali operano all’unisono per un’autentica gioia dello sguardo.
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