martedì 10 marzo 2020

Vanity Fair #IoSonoMilano: nuovo numero gratis a Milano e Lombardia


È TUTTO DEDICATO A MILANO IL NUOVO NUMERO DI VANITY FAIR, CHE VERRÀ DISTRIBUITO GRATUITAMENTE IN LOMBARDIA. CON IL CONTRIBUTO DI 64 PERSONALITÀ DEL MONDO DELLA CULTURA, DELLA MODA, DEL DESIGN, DELL’IMPRENDITORIA E DELLE ISTITUZIONI. A PARTIRE DAL SINDACO SALA

Trasmettere un messaggio di unità, razionalità e forza da una città e da una Regione che per prime sono state colpite dal virus COVID-19: è questa l’idea da cui nasce il numero di Vanity Fair interamente dedicato a Milano, in edicola dall’11 marzo e che verrá distribuito gratuitamente ai lettori nelle edicole della città e di tutta la Lombardia. Inoltre tutti gli utenti lombardi registrati al sito di Vanity Fair riceveranno tramite dem un codice per scaricare gratuitamente la copia digitale del giornale. «Siamo chiamati a essere tutti insieme responsabili, a tutti i livelli. Ognuno deve fare la sua parte, dare qualcosa di più. È un piccolo gesto. Solo questo», dichiara Fedele Usai, Amministratore Delegato Condé Nast Italia. «In un momento difficile per Milano, per la sua regione e per l’Italia intera, abbiamo voluto unire i volti, famosi e non, di una città alle prese con un’emergenza. È un appello corale all’unità, alla razionalità e al senso del dovere. Valori che riteniamo fondamentali per affrontare la sfida globale a questo virus», dice Simone Marchetti, Direttore di Vanity Fair. «Non bisogna mai smettere di imparare. Non sappiamo quando e come questa crisi si risolverà e con quali prezzi. Ma se vogliamo che questi giorni difficili non siano solo un costo da pagare all’avversa fortuna, Milano deve cercare di trarne qualche insegnamento che ci arricchisca e che ci renda più capaci di affrontare il futuro», afferma Giuseppe Sala, Sindaco di Milano. Nel numero, che in copertina avrà i volti dei 64 milanesi per nascita o per adozione, si fa una corretta e razionale narrazione del momento che stiamo vivendo e si lancia da Milano un messaggio di solidarietà verso le altre città d’Italia e del mondo che in questo momento stanno fronteggiando l’emergenza Covid-19. Il settimanale diretto da Simone Marchetti ha scelto di coinvolgere personalità che rappresentano la forza e l’impegno del nostro paese e della città di Milano, volti influenti ma anche persone che si sono distinte per dedizione e passione. Primo tra tutti il sindaco di Milano Beppe Sala, che di questo numero firma l’editoriale. Due grandi volti della musica italiana, Ornella Vanoni e Mahmood, testimoniano la Milano di due generazioni diverse. L’artista Francesco Vezzoli regala un’opera realizzata ad hoc. Giorgio Armani scrive una lettera aperta, Domenico Dolce e Stefano Gabbana (che hanno sostenuto Humanitas con una donazione per la ricerca sul Coronavirus) raccontano le strategie messe in atto per fronteggiare la situazione mentre Miuccia Prada porta il proprio messaggio aggiungendosi al coro di tutti gli altri designer italiani, dai più conosciuti agli emergenti. Con loro ci sono imprenditori, intellettuali, giornalisti e scrittori. E non manca certo la Milano digitale, con i volti dei giovani imprenditori che dal capoluogo lombardo hanno lanciato app e altre iniziative come Satispay, Cortilia e Copernico38, realtà destinate a conquistare tutti gli altri paesi. Vanity Fair ha infine voluto dare visibilità agli «sconosciuti» che in questi giorni si stanno distinguendo per il loro contributo alla città: dall’infermiera dell’ospedale Sacco alla rider che ogni giorno attraversa Milano per le consegne a domicilio.


DIEGO ABATANTUONO, attore e sceneggiatore
«Saltano fuori diffidenze inattese, anche con amici fraterni che chissà cosa hanno fatto ieri sera, dove sono stati, metti che l’abbia preso. Il Corona, s’intende».

BIAGIO ANTONACCI, cantautore
«Milano mia, sanguinea origine, Milano madre, amante, amica, Milano in pace, Milano bella e viva, stai attraversando un momento di incertezza e buio, di fragilità. Ma se non ti hanno fermata guerre e crisi, non ti fermerà la paura e l’irrazionalità. Milano che cresci ogni giorno pensando al successivo, sei l’immagine di un’Italia che spinge verso il futuro. Uscirai da queste giornate illesa e migliore, con la forza antica della sensibilità e della cura, con l’irruenza felice di chi si riprenderà tutta la vita».

GIORGIO ARMANI, stilista
«Io Milano l’ho scelta. Non soltanto come luogo in cui vivere, ma come modo di vivere. Per la sua energia, la forza di ricominciare ogni mattina sapendo che sarà il lavoro a suggerire le soluzioni possibili. È con questo spirito che ha sempre saputo reagire ai momenti difficili e alle tragedie che la Storia le ha messo davanti.
Come ha saputo fare durante la ricostruzione, quando con la sua vitalità e il suo talento, che è insieme pratico e intellettuale, è riuscita a rispondere alle esigenze di un Paese che stava cambiando. Lo farà anche questa volta, saprà leggere i segnali del tempo e «li farà milanesi», capendo forse che, a volte, decidere di rallentare è solo segno di forza».

BIANCA BALTI, top model
«Sono nata a Lodi... poi Milano e ora Los Angeles. Ogni singolo pezzo del mio cuore è sparso per il mondo. In questo momento di paura e incertezza, l’amore si fa ancora più forte e profondo. Quello che davvero conta nella vita brilla più luminoso di prima».

LORENZA BARONCELLI, direttore artistico alla Triennale di Milano
«Intendiamoci, Milano non sarà mai Roma, la città dove sono nata. Qui non ci sono motorini che implacabili corrono sulla Pontina e in mezz’ora ti portano di fronte al mare. La bellezza di Milano è un’altra. Legata indissolubilmente al presente, alle persone che la abitano, a una operosità normalissima e sorprendente. Milano con i suoi grattacieli pensa in verticale, sfida il cielo ma è comunque capace di sorprendere con la vertigine di certi chiostri inaspettati.
Perché, questo è il grande paradosso, la città del business e del marketing in realtà è bravissima a nascondere la sua bellezza. Io l’ho trovata in tanti luoghi all’improvviso e la vivo ogni giorno nel mio ufficio. La Triennale pensata da Muzio quasi novanta anni fa è un luogo magnifico, un ponte che da Parco Sempione parte verso il resto della città e poi via nel Mondo. La più sperimentale, aperta e informale delle istituzioni, in questo senso profondamente milanese».

OTTO BITJOKA, presidente dell’associazione Unione delle Comunità Africane d’Italia.
«Nessuno basta a se stesso, occorre un cammino comune».

MARCO BIZZARRI, presidente e ceo di Gucci
«Ricercatori, medici e infermieri lavorano senza sosta, regalando a tutti noi un esempio da seguire, e così pure le istituzioni della città, che tanto hanno fatto in questi anni per Milano. È tempo di ascoltare gli esperti, siamo fiduciosi che sapremo fare bene, e uscire rafforzati da quest’esperienza, insieme».

STEFANO BOERI, architetto, ordinario di Urbanistica presso il Politecnico di Milano e direttore del Future City Lab della Tongji University di Shanghai.
«In Cina le attività e gli uffici hanno chiuso circa un mese fa e da allora si lavora in remoto, ognuno dalla propria abitazione, in una Shanghai ancora chiusa. Negozi, cinema, teatri, scuole, università e trasporti pubblici cominciano solo ora a riaprire gradualmente. Dopo un mese di attenzione, di sacrificio, di danno economico, Shanghai - che non era il focolaio principale ma comunque una metropoli coinvolta pesantemente nel contagio - comincia a rinascere. La Cina sta lentamente ripartendo, dimostrando di essere un grande Paese che ha saputo affrontare una crisi importante. È necessario imparare da quanto abbiamo visto accadere lì. A Milano c’è stata una buona risposta da parte della società civile, che ha cercato di trasformare un problema gigantesco in una piccola opportunità per sperimentare nuove forme di lavoro, ma anche di produzione culturale. Cultura non significa necessariamente eventi pubblici spettacolari, ma consapevolezza e generosità, soprattutto verso le fasce più fragili della nostra popolazione.
Significa sapersi fermare e trovare strade alternative, nuove modalità di comunicazione, che ci preparano al futuro. In Triennale, ad esempio, stiamo cercando di produrre cultura pur restando chiusi, lavorando sullo streaming, sulle radio, sui magazine web, organizzando incontri con il pubblico in forme alternative, senza che il pubblico sia fisicamente presente. Milano è in un momento difficile e dobbiamo tutti guardare a questo problema, senza allarmismi ma allo stesso tempo con grande attenzione. Il caso cinese dimostra che quando c’è questa attenzione, quando si va tutti nella stessa direzione, il contagio può effettivamente rallentare e si ricomincia a vivere. La città è consapevole che è importante dare un segnale collettivo di attenzione e Milano continua a lavorare e vivere, anche se in forme, modalità e tempi diversi».

ROBERTO BOLLE, étoile del Teatro alla Scala
«Tutti sanno quanti ami questa città. Ma oggi non si parla solo di Milano, abbiamo due virus che ci tengono in scacco: il COVID-19 e quello, forse anche più pericoloso, della paura. L’uno porta a salvaguardare le distanze, l’altra a unirsi per pensare al futuro. Sono sicuro che anche in questa occasione Milano saprà dare il suo esempio e il suo contributo».

ROBERTO BURIONI, medico, accademico e divulgatore scientifico
«A Milano le agende sono improvvisamente sbiancate. Prima erano scure di palestre, lezioni, conferenze, pranzi di lavoro, riunioni, aperitivi, cene, serate alla Scala o a teatro. Di colpo le pagine sono bianche, il tempo ritorna, inaspettatamente e ci sentiamo un poco spaesati. Stare fermi a Milano è quasi impensabile, costituisce un sacrificio quasi insostenibile Ma lo facciamo senza lamentarci, perché solo così potremo superare velocemente questo ostacolo. E dopo, ne sono certo, ci rifaremo».

VICTORIA CABELLO, conduttrice televisiva
«Amo Milano perché mi ha accolta e mi ha dato un’opportunità quando ne avevo bisogno, come fa con tutti quelli che da ogni parte d’Italia e del mondo finiscono per chiamarla casa. È una città generosa e si vede chiaramente da come non ha esitato a fermarsi per preoccuparsi dei più fragili, pur sapendo che ripartire sarà complesso. Ma i milanesi hanno la creatività e le risorse per mostrare al Mondo come ci si può risollevare sempre: in fondo siamo sopravvissuti alla dominazione spagnola, austriaca e francese, alla peste, ai bombardamenti e a tangentopoli. Questa città continueremo a bercela, anche se non possiamo farlo al bancone e ci tocca stare a un metro uno dall’altro. [Tanto ormai si flirta solo online.]
E comunque, oggi, se potessi scegliere tra una serata con Lady Gaga o un infettivologo, non avrei dubbi e voi? Doctors are DOPE».

CARLO CAPASA, presidente della Camera Nazionale della Moda
«La moda non ha confini, genera consapevolezza e costruisce ponti. Con questo spirito abbiamo lanciato la prima settimana della moda virtuale, facendo vivere ai cinesi che non potevano viaggiare la Milano Fashion Week. 25 milioni di persone hanno vissuto in diretta le nostre emozioni. Oggi più che mai la nostra energia e la nostra creatività servono alla città e al Paese».

CRISTIANA CAPOTONDI, attrice
«Milano è la città che mi ha adottata, che ho scelto, che è diventata la mia casa. Da sempre ponte del nostro Paese verso il resto del mondo, oggi è chiamata, insieme a tanti altri luoghi e regioni, a fare da barriera per contenere questo virus e la paura che si porta dietro e che rischia di farci altrettanto male della malattia. Tradizione e modernità al servizio del senso civile, della solidarietà. Tutte qualità di cui Milano è ricca».

ALESSANDRO CATTELAN, conduttore televisivo
«Volessi pensare all’Italia come a una persona, Milano non sarebbe il suo volto, abbiamo città dal senso estetico più definito. Non sarebbe il suo cuore forse, né i suoi muscoli. Penserei a Milano come alla coscienza di questo Paese. E la coscienza non può permettersi infortuni, deve ripartire al più presto, non può fermarsi. Invece a Milano in questi giorni è tutto un po’ fermo, come quando nevica e la città è come sospesa. Una nevicata senza neve, che ha colpito una città in cui normalmente le strade sono piene di persone che stanno facendo qualcosa o che stanno andando a farla. Milano vive della sua gente, dell’energia che si respira andando in giro, del movimento, della frenesia, la tensione verso qualcosa. Chiudere la gente in casa a Milano è un po’ come buttar giù il Colosseo a Roma».

MAURIZIO CATTELAN, artista
«I virus sono democratici e non hanno moralità, non hanno passaporto e colpiscono tutti indistintamente ma se Milano ha fatto il culo in 5 giornate agli austriaci allora sono molto ottimista che avremo presto piazza coronavirus».

CHARITY CHEAH, Co Founder, Partner Toni&Guy
«Le crisi e le avversità spesso diventano occasione di crescita interiore che possiamo costruire solo agendo con positività e fede. Forza Milano».

CARLO CRACCO, chef stellato
«Milano ha dato tanto a me e a tutti noi che l’abbiamo scelta. È arrivato il momento di restituirle qualcosa, di collaborare per farla ripartire».

GIULIA MARIA CRESPI, imprenditrice, è tra i fondatori del FAI
«Penso che tutto questa questa faccenda sia un fatto positivo, che si è riversata sull’umanità per farla riflettere e renderla consapevole che da un momento all’altro tutti questi telefonini sofisticati, macchinari sempre più perfetti, comunicazioni sempre più veloci, ricerche sempre più approfondite, nonché promesse ingenti di nuovi accumuli finanziari, possono da un momento all’altro crollare, non contare più nulla e lasciarci nudi. Però c’è l’indicazione di una strada che è quella di contemplare il cielo stellato e poi di rientrare in noi stessi, leggere, studiare, cercare la natura ascoltare musica, e se possibile, la sesta di Beethoven che ci fa attraversare un bosco, sentire lo scorrere delle acque, il fruscio delle foglie, il cinguettare degli uccelli sino a portarci nell’incontro con l’altro ed assieme camminare sino all’orizzonte dove si apre la luce meravigliosa del tramonto che sale verso il cielo, in alto, sempre più in alto, luminoso e palpitante di calore, lassù, sempre più lassù, dove l’uomo potrebbe arrivare se veramente lo volesse».

GIUSEPPE DE BELLIS, Direttore SkyTg24
«Milano ti fa crescere, prima che tu lo voglia, anche oltre quello che tu pensi di volere. È indipendenza, autonomia, coscienza, forza, autostima. È la responsabilità. Che è la vera anima della città: si fa quello che si deve, si fa quello che piace perché diventi ciò che serve. A te e agli altri».

MASSIMO DE CARLO, gallerista
«La cultura dovrebbe sempre andare oltre i confini della galleria, del museo, del bar, dello stadio. Anche se i movimenti fisici in questo momento sono limitati, il nostro intelletto è sempre libero: impegniamoci nello sforzo comune di immaginare per il futuro la miglior Milano possibile per noi e per chi ci guarda».

DIEGO DELLA VALLE, ad di Tod’s
«Qualunque cosa serva a Milano, io sono pronto».

DOMENICO DOLCE E STEFANO GABBANA, stilisti
«Milano, la Lombardia e l’Italia intera sono stati tra i primi a dover affrontare l’emergenza virus e quindi saranno tra i primi a uscirne».

EMANUELE FARNETI, direttore di Vogue Italia
«Ho visto in questi anni Milano diventare casa di creativi da tutta Europa. L’ho vista riempirsi di ragazzi di Paesi diversi, che hanno fatto fiorire nuovi quartieri. Ho visto turisti stranieri riempirla ad agosto, italiani venirci a trascorrere il weekend. Da direttore di AD, ho imparato a perdere il conto degli eventi durante il Salone. Da direttore di Vogue, ho capito davvero quanto la moda abbia dato a questa città, e quanto più ancora abbia preso indietro. La storia entusiasmante di questi anni di crescita, buona amministrazione e accoglienza non si cancella. Oggi Milano sta imparando a sentire la propria mancanza: non ho dubbi che saprà tornare più forte di prima».

FEDEZ, rapper
«Quando l’essere umano si trova di fronte a qualcosa che non conosce e non riesce a controllare, la reazione più immediata che è portato ad avere è quella di lasciarsi abbandonare all’irrazionalità e agli estremismi. In questi giorni in cui siamo stati colpiti da un’emergenza sanitaria tra le più gravi della nostra storia recente, abbiamo assistito a comportamenti dettati dagli allarmismi da parte di tutti: istituzioni, media, aziende, fino alla gente comune. La stessa Milano, città che nell’ultimo decennio si è distinta per l’energia, l’innovazione e l’accoglienza di persone da tutto il mondo, nelle ultime settimane ha visto i suoi cittadini chiudersi in se stessi, con la propria quotidianità in ginocchio. Le strade deserte e i locali vuoti ne sono la testimonianza più brutale. È proprio ora che ci aspetta il compito più difficile: mantenere la lucidità e la razionalità, dimostrare a tutti che siamo ancora la città più smart e viva del Paese nonostante la difficoltà, di cui non dobbiamo vergognarci. Reagiamo e rialziamoci più forti di prima».

CHIARA FERRAGNI, imprenditrice e influencer
«Quando mi sono trasferita a Milano ho deciso subito di fare un giro per le strade, mi sono persa tra la gente e la loro voglia di vivere e fare la differenza, perché a Milano tutto è possibile. Vedere oggi la città e il nostro Paese in questa situazione di emergenza mi fa male, mi ricorda i racconti dei miei nonni e dei loro anni di resistenza durante la guerra. Questa è la nostra resistenza, perché nel mio cuore so che con razionalità e cautela tutto passerà. Perché a Milano, tutto è possibile. Forza Milanesi! Forza italiani!».

BARNABA FORNASETTI, Direttore Artistico di Fornasetti.
«Questa crisi dimostra come tutti i problemi che ci riguardano siano ormai di natura globale e che le stesse risoluzioni vadano individuate andando oltre i confini, con l’unione delle forze e non creando muri. Questo virus ci offre un’occasione per riflettere, individualmente e collettivamente, sulla sostenibilità delle nostre vite. È la dimostrazione che non possiamo più vivere senza chiederci che impatto hanno il nostro consumo e i nostri spostamenti sugli ecosistemi ambientali e sociali. Dobbiamo davvero ripensare il tutto, nel rispetto delle vite che popolano il pianeta e del pianeta stesso, e questo ripensamento è davvero un’occasione».

ELIO FRANZINI, rettore Università Statale
«In questi frangenti io temo la cattiva retorica, cioè l’appello a speranze che poi la realtà frantuma. Vedere l’università vuota, i cortili deserti genera in me persino la nostalgia per le feste di laurea rumorose. Eppure, cedere alla nostalgia è sbagliato quanto coltivare retoriche speranze. Stiamo sperimentando le nostre debolezze, la nostra fragilità: ma, proprio per tale motivo, possiamo cercare di costruire, nella difficile e spesso drammatica situazione che ci avvolge, situazioni nuove. Guardare dentro queste esperienze, svilupparne il senso, per non cedere alla disillusione o al fatalismo, significa trarre insegnamenti per il futuro e comprendere che il nostro Paese deve puntare sempre più sulla formazione e sulla ricerca scientifica. La soluzione è la ricerca, lo studio, l’analisi, il paziente lavoro di chi rende le speranze percorsi razionali: sono soltanto queste strade che ci permetteranno di trarre da questi momenti una indicazione produttiva per il futuro».

ANNA GASTEL, presidente MITO
«La miseria aguzza el talent (antico detto milanese). La crisi può essere un’occasione… Una Milano “Rinascente”? D’altronde: se sta mai cui mani in man… siamo fatti così».

LUCA GUADAGNINO, regista premio Oscar
«Sono arrivato a Milano per la prima volta sedicenne nel 1987. Già molto cinefilo era per me luogo simbolico a partire da Antonioni. Venni un Natale con il mio miglior amico di adolescenza. La famiglia della madre era milanese. Venni accolto, mezzo arabo mezzo palermitano, con una cura mai provata allora che vuol dire con aperta curiosità e con puntigliosa ruvidità. Tratti entrambi che mi fecero sentire adulto e interessante. Queste restano per me le grandi qualità di Milano, la mia città adottiva, il posto che mi accoglie ogni giorno schietta e priva di ipocrisia. Poi ci sono i convinti capolavori architettonici del ’900, i cortili, città studi, nolo, le contaminazioni, gli acumi intellettuali. E nonostante Milano sia equamente città della peggior destra liberale resta sempre luogo di radicale speranza della sinistra non liberale».

BALI LAWAL, imprenditrice ed ex modella
«Io sono nata in Nigeria, ho viaggiato in tutto il mondo e da vent’anni vivo a Milano. Questa città mi ha dato tanto e ora è giusto che io le ridia qualcosa: con “A Coded Word” siamo impegnati più che mai nel portare avanti progetti creativi, di arte, di musica, di moda, di qualsiasi cosa possa dare una spinta positiva a questa Italia da cui ora tutti sembrano voler scappare. Ma io credo che si stia insieme non solo per fare festa, ma anche per superare, con più forza, i momenti difficili»

PIERO LISSONI, architetto
«Milano: il tram, il Bagatti Valsecchi, correre al parco, il tetto del Duomo, traffico, il silenzio dell’Orto botanico, la Galleria affollata, Brera, il caffè in piedi, il Bosco in città, studenti a flanellare, QT8, il risotto giallo, i turisti, architetture nuove e architetture del nostro passato, la bellezza della Moda, i Negroni sbagliati, le Università, S.Ambrogio, black tie alla Scala, il Cenacolo e S. Maria delle Grazie, il panettone, cuochi e ristoranti, Chinatown, L’Isola, Poldi Pezzoli, la 94, caldarroste per strada, il Design e la sua settimana, Piazza del Duomo, le trattorie, i Baüscia e i Casciavît, Montenapo, un giro in Triennale, Bramante, Piero della Francesca, Leonardo, Raffaello, Lotto, Caravaggio, Hayez, Medardo Rosso, Balla, Boccioni, Morandi, Fontana... vita e persone, lavoro ed energia cosmopolita, cultura. Condire con un pizzico di confusione... Ale’ Milano».

FRA MARCELLO Longhi, presidente di Presidente di Opera San Francesco
«Pranzano con una razione di pasta in una vaschetta da asporto, due panini, una banana, un dolce, una bottiglietta d’acqua…e sorridono ancora, ringraziano i volontari che porgono loro il sacchetto e li salutano, ed escono in strada anche se fuori piove… perché per ora non possiamo usare il salone della mensa di OSF, le norme sanitarie anticontagio ce lo vietano.
Queste donne e questi uomini di strada, che sorridono anche se preoccupati, stanno sostenendo noi, volontari e frati, con tutta la loro forza, con la loro ironia, con la loro capacità di resistere e di andare avanti, anche se non è bello mangiare sui gradini dell’uscita o andare sotto la pioggia verso il centro per cercare un portico…
Sono persone che portano ferite ma hanno voglia di vivere ancora, ci ricordano che per attraversare la paura basta sentirsi amati ancora, ancora guardati come persone che hanno la loro dignità.
Le donne e gli uomini di strada adesso più che mai hanno bisogno di noi, ma noi abbiamo bisogno di loro e della loro saggezza nell’indicare quelle poche cose che rendono la vita bella e amabile anche quando si rivela nella sua sincera fragilità. INSIEME, riconoscendo il nostro primario bisogno di volerci bene, di prenderci cura gli uni degli altri, perché solo così possiamo curarci, come cerchiamo di fare nel nostro Poliambulatorio, solo così possiamo guarire! INSIEME!
Questa superinfluenza che sconfiggeremo ci sta insegnando come è umano, e anche bello, aver bisogno gli uni degli altri!
Insieme ai nostri ospiti ringrazio col cuore e benedico tutti coloro che si stanno spendendo con amore, passione e professionalità: PRENDIAMOCI CURA GLI UNI DEGLI ALTRI E IL CORONAVIRUS È GIÀ DOMATO!».

CLAUDIO LUTI, presidente Kartell
«Il perdurare della situazione di emergenza in molte zone d’Europa e la sua estensione ormai in diversi Paesi a livello internazionale, non ferma il nostro lavoro quotidiano. Stiamo lavorando ogni giorno con lo stesso entusiasmo che ci ha sempre contraddistinto per offrire ai nostri clienti nuovi progetti e nuovi prodotti, con il desiderio che la situazione torni al più presto alla normalità. L’Italia delle imprese ha sempre saputo dimostrare, anche in momenti di grave difficoltà, di essere in grado di rialzarsi e di far fronte alle situazioni critiche con la voglia di reagire e la capacità di innovare. Questo momento può essere occasione per riflettere su nuovi modi di essere e di fare impresa in modo etico. Questo è ciò che Kartell sta facendo nel rispetto dei suoi clienti e del suo pubblico. Milano e l’Italia non si fermano!».

NICOLA MACCANICO, Executive Vice President di Sky Italia e Ceo di Vision Distribution
«Pensavo di conoscere Milano, ma non era così. Milano la capisci solo se ci lavori, se la vivi nelle sue luci splendenti e nei suoi angoli più malinconici, nella sua straripante voglia di futuro e nella sua dimensione relativa, nella concretezza della sua efficienza e nella fluidità delle sue vicende umane. Ho scoperto veramente Milano solo in età adulta ed ho così conosciuto la sua vera anima orgogliosa, solida e solidale. Quell’anima che la salverà e la rilancerà, ancora una volta».

ALBERTO MANTOVANI, immunologo, direttore scientifico di Humanitas
«Milano è città di cultura e di scienza, orgogliosa della sua identità ma aperta la mondo. È questa l’essenza di Milano, ed è quello che più amo di questa città con cui ho un legame profondo. Qui sono nato ed ho studiato, e ho scelto di tornare e vivere con la mia famiglia dopo aver lavorato in USA e UK. Qui ho scelto di condurre le mie ricerche più innovative, perché, per chi come me si occupa di Scienza e di Medicina, Milano è un luogo privilegiato, attraente per ricercatori e medici italiani e stranieri: grazie alle sue istituzioni, pubbliche e private, ha un patrimonio di ricerca scientifica, e in particolare biomedica, e di assistenza clinica assolutamente straordinario su scala sia nazionale sia internazionale. Oltre ad avere un sistema universitario con punte importanti di eccellenza.
Il Teatro Alla Scala – lo dico da appassionato di lirica – è una delle anime di Milano e fa parte della sua identità. Nel dopoguerra, la ricostruzione della città iniziò proprio da questo luogo simbolico, che incarna perfettamente l’essenza di Milano come città di cultura. Ma sono l’anima di Milano anche lo straordinario tessuto di volontariato e le associazioni di quartiere, come il Campo Olimpia a Lorenteggio di cui sono socio.
Sono le anime che tengono viva Milano anche in questa situazione di emergenza, accanto agli ospedali pubblici e privati che, con i loro medici e professionisti sanitari in prima linea, stanno facendo un lavoro superlativo».

FEDERICO MARCHETTI, Presidente di YOOX NET-A-PORTER
«Sono un milanese acquisito, arrivato trent’anni fa da Ravenna per studiare all’Università. Oggi Milano è la mia città e la sede dell’azienda che ho fondato 20 anni fa. Ho assistito alla formidabile trasformazione di Milano, siamo LA moda e IL design nel mondo e sono convinto che il coraggio e la voglia di fare dei milanesi ci farà rialzare più forti di prima. Viva il Made in Milano!».

MAURO MELIS, ad di IEO, Istituto Europeo di Oncologia
«Milano è la mia città d’elezione e mai come in questi giorni, all’Istituto Europeo di Oncologia, ho capito la forza dello spirito milanese. IEO è una testimonianza quotidiana di eccellenza, accoglienza, umanità, impegno tenace per una ricerca e una cura ai massimi standard mondiali. Incarna concretamente il senso lombardo del lavoro come missione, come espressione di senso civico e di responsabilità verso la comunità, soprattutto nelle sue componenti più fragili. Per questo, di fronte a una minaccia alla salute e alla vita, nuova e diversa da quella, insidiosa, che qui si combatte sempre e comunque ogni giorno, IEO ha messo in campo il meglio della milanesità. Come tutta la città compatta, si è organizzato e si è messo a disposizione, per le sue competenze, con fermezza e fiducia. Milano è un modello di resilienza e capacità di gestione e superamento delle peggiori emergenze, per cui merita l’attenzione, il rispetto e la solidarietà internazionale».

DOMINIQUE MEYER, sovrintendente del Teatro alla Scala
«Milano non deve perdere la sua allegria, che dopo Expo è esplosa. La Scala è sempre stata la punta dell’immagine della città e faremo il nostro lavoro in prima fila per il rilancio del teatro. Dobbiamo dare un nuovo senso di forza alle persone e pensare già a come ripartire».

FRANCESCO MICHELI, finanziere, fondatore e presidente di Genextra
«L’Italia è il posto più sicuro dove stare, siamo tra i primi in immunologia con un sistema sanitario tra i migliori. Oggi sappiamo con precisione qual è la situazione, mentre altri Paesi fanno ancora controlli ridotti, rischiando di facilitare la diffusione del virus (magari anche sottacendo la realtà dei loro casi?). Le scuole chiuse, l’e-learning e lo smart working che Milano ha repentinamente attivato riducono notevolmente l’uso dei mezzi pubblici, così da non aggravare il contagio. L’economia, in un momento così, non può che rallentare, ma non si blocca: nel 2008, con la crisi bancaria, le cose andavano ben peggio. Ciò detto, per stare tranquilli, stiamo a vedere che succederà dopo Pasqua: allora si capirà meglio».

MARTINA MONDADORI, fondatrice e direttrice di Cabana Magazine
«È incredibile come lo spirito resiliente di Milano si sia già svegliato e sia arrivato anche a chi, come me, vive da milanese a Londra. Sarà interessante vedere quanto anche le nuove generazioni per la prima volta parteciperanno alla nuova rinascita della città, che sarà un messaggio di positività per tutti».
 
ANTONIA MONOPOLI, responsabile dello Sportello Trans di Ala Milano
«Sono abituata alle occhiate delle persone, e sono diventata, negli anni, un’esperta di sguardi. Quelli che si vedono ora però sono diversi, c’è paura. Pensate a come guardate gli altri, e tornate a sorridere, quello è contagioso».

M¥SS KETA, rapper
«Il mio cocktail contro la paura? Restiamo calmi, lucidi e facciamoci una tempura».

GIANNA NANNINI, cantautrice
«Mantenete le distanze giuste... dalle informazioni manipolate, ma non allontanatevi da voi stessi! Sono a Milano, amo Milano e vivo Milano!».

DAVIDE OLDANI, chef stellato
«Essere milanese oggi significa provenienti da ogni dove, perché Milano è una città aperta e può esercitare la prudenza ma non trasmetterà mai la paura».

ROSSANA ORLANDI, gallerista
«Lo spirito che da sempre alimenta Milano è quello che ci ha sempre insegnato a non fermarci davanti alle difficoltà. Mai come ora Milano ha bisogno di tutti noi: è nostro dovere ridare a questa città tutto ciò che lei ci ha dato. La notizia dello spostamento della Design Week è stata una vera “sberla” e senza alcun dubbio ci è voluto del gran coraggio a spostarla, ma è una manifestazione così importante da tutti i punti di vista per pensare di cancellarla».

PIERO PIAZZI, presidente worldwide di Women Management
«Il vero virus non è il corona ma l’ignoranza, la pessima informazione, il panico e il grottesco. Io continuerò a lavorare, a viaggiare, ad andare al cinema, ai ristoranti orientali, a baciare e ad abbracciare. Mai con la mascherina. E non mi farò nemmeno coinvolgere da questa nefandezza che sta rischiando di ucciderci socialmente ed economicamente. Io amo il mio Paese, la mia Milano, la mia vita. E voglio continuare a vivere seguendo chi realmente ne sa e non chi morbosamente millanta pur di apparire».
 
SUMAYA ABDEL QADAR, sociologa, attivista per i diritti delle donne, prima consigliera comunale musulmana eletta a Milano nel 2016.
«In un momento storico che ci mette davanti ai nostri limiti e contraddizioni, il miglior modo per reagire è trasformare il tempo della paura e del disorientamento nel tempo della collettività responsabile, dell’inclusione costruttiva, della bellezza che rende omaggio alla vita e dello sguardo amorevole verso l’altro. Solo così possiamo tenerci saldi, integri e rifiorire».

REMO RUFFINI, presidente e ad di Moncler
«Con gli anni ho capito che non è tanto quello che ti accade, ma come lo affronti che conta nella vita. È sempre l’attitudine che fa la differenza. Milano con la sua forza creativa, la sua voglia di cambiare le cose ci ha sempre proiettati in un futuro di energia e fiducia. In ogni situazione. Avanti così Milano! Attitudine che vince non si cambia».

GABRIELE SALVATORES, regista premio Oscar
«Cara Milano, ti scrivo... perché ti voglio bene. Sei una bella, vissuta signora che ha guardato tante volte nel pozzo buio della paura e che sempre ha saputo rialzarsi con gli occhi sereni e rivolti al futuro. Ecco la tua anima: la ragione che vince paura e diffidenza, il rimboccarsi le maniche e lavorare insieme, la capacità di accogliere. C’è l’hai sempre fatta, amica mia, e c’è la farai anche questa volta!».

LILIANA SEGRE, attivista e senatrice
«Dopo la guerra ho visto Milano bombardata, distrutta. Ed ero distrutta anch’io. Ci siamo ricostruite insieme, mattone dopo mattone. In questo periodo vedere le strade semivuote, le scuole chiuse, i cinema e i teatri sbarrati, l’inquietudine che serpeggia, fa uno strano effetto. Ma io conosco la mia città e sono certa che non cederà alla paura. Dopo questa dura parentesi si riprenderà più laboriosa, innovativa e vitale di prima. Sarebbe bello se anche questa volta fosse la riapertura della Scala a simboleggiare la rinascita della città».

ANDRÉE RUTH SHAMMAH, direttrice artistica del Teatro Franco Parenti di Milano.
«Ho dedicato tutta la mia vita a portare la gente fuori di casa, per fare un’esperienza unica, quella della condivisione della stessa emozione, nello stesso luogo, nello stesso istante. Che è il modo per vincere anche la paura dell’altro, che caratterizza la nostra epoca, e che ora può diventare la paura di chiunque altro. Il teatro è senz’altro un antidoto».

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«Ogni cambiamento è una grande opportunità. Per noi è un’occasione per accelerare il contatto con le scuole e le famiglie italiane. L’iniziativa #ScuolaACasa, che abbiamo lanciato grazie al contributo e con il supporto di Global Thinking Foundation, non terminerà con la fine dell’allarme coronavirus: l’emergenza della scuola in Italia è e resterà strutturale finché non ci sarà voglia di definire una “strategia dell’educazione”, in ottica di sostenibilità, secondo le logiche dell’Agenda 2030 dell’Onu».

CRISTINA PIOTTI, infermiera coordinatrice del reparto malattie infettive Ospedale Sacco
«Sta a noi essere seri, non sottovalutare. Tra qualche mese sarà passata, ma adesso no».

MIUCCIA PRADA, stilista
«Milano mi ha insegnato la serietà, l’etica. Il senso di responsabilità per il cambiamento, l’imperativo categorico nel preparare un terreno fertile per il futuro non sono solo una mia passione. Sono una delle anime più profonde di questa città».

MARCO TRONCHETTI PROVERA, executive vice president and ceo Pirelli
«Quando da ragazzo pensavo a un luogo dove realizzare i miei sogni non mi veniva in mente l’America, ma Milano. Nella mia testa conteneva tutto, anche quello che non aveva. Immaginarla più grande, più luminosa, più veloce non era un’illusione giovanile, ma la percezione del fermento, della tensione e di quella spinta al progresso che da sempre la rendono unica, atlantica ed europea, antica e contemporanea al tempo stesso. Milano è sempre stata aperta al mondo e parte del mondo, senza complessi. Dalla moda al design, dall’industria alla cultura. Non è mai stata periferia, ma sempre centro. Mi piace definirla una metropoli, non per dimensione, ma per energia. Qui le cose accadono. L’impegno, la capacità di reagire, la caparbietà, trovano sempre realizzazione. Durante le guerre mondiali e poi negli anni del terrorismo, Milano e i milanesi hanno reagito mostrando il loro lato migliore. Senza retorica, senza vittimismi, senza scomporsi, a testa alta. Sarà così anche questa volta».

PATRICIA URQUIOLA, designer e architetto spagnola, vive e lavora a Milano
«Milano è la città che ho scelto. Per studiare, per vivere, per lavorare. La sua forza sono le donne e gli uomini che la vivono. Siamo abituati a lavorare con delle scadenze fisse: l’apertura del Salone del Mobile, la settimana della moda, l’Expo, la chiusura di un cantiere, l’apertura di un negozio. In questa
crisi non abbiano una data certa davanti a noi, ma è certo che dobbiamo lavorare con più forza, con più energia, con più determinazione per tutti quei progetti che avevamo in testa e non riuscivamo a fare o non abbastanza velocemente. Piantare 3 milioni di alberi in città, ripensare la mobilità, la qualità dell’aria, la qualità della vita, la qualità sociale. Vai Milano!».

PATRIZIA VALDUGA, poetessa e traduttrice
«Riposo delle anime, poesia,
paradiso portatile del cuore,
medicina per ogni malattia...
Che questo purgatorio dell’attesa non sia sterile: la grande poesia, la grande letteratura ci fa sentire meglio e capire meglio. Sentire meglio e capire meglio ci fa stare meglio, e ci fa più umani, cioè più giusti, perché “l’unica malattia veramente mortale per la convivenza umana è l’ingiustizia” (Raboni)».

FRANCA VALERI, attrice
«Ho imparato ad amare il coraggio dei milanesi quando ero ragazza e un impiegato del comune mi fornì una carta d’identità falsa per sfuggire alle persecuzioni razziali. Quel coraggio, il coraggio civile degli individui che lavorano tutti i giorni, Milano non l’ha mai perso. E la aiuterà a rialzarsi anche questa volta».

FRANCESCO VEZZOLI, artista
«Quando ero bambino sognavo di essere invitato in prima fila a una sfilata di romeo gigli. Quella femminilità romantica e a tratti androgina e distaccata riassumevano ai miei occhi di piccolo borghese tutta la discreta e colta sofisticazione dell’inarrivabile Milano. Milano ti amo e ti bramo ancora come quel bambino provinciale di allora e pur di veder riaccendersi presto le luci sulla passerella accetto anche un posto in seconda fila».

FRANCESCO WU, presidente dell’Unione imprenditori Italia Cina e punto di riferimento della comunità cinese a Milano
«Sono rimasto colpito dalla solidarietà della società civile e dei politici italiani a gennaio e inizio febbraio quando l’epidemia stava in Cina e aveva colpito le imprese a gestione cinese. Così come sono rimasto colpito dalla comunità cinese in Italia che, nonostante gli episodi di discriminazione subiti, ha fatto tante donazioni di materiale sanitario come le mascherine per gli enti preposti a combattere il coronavirus: siamo uniti per combattere un virus che non ha nazionalità e non guarda in faccia a nessuno».

NINA YASHAR NILUFAR, fondatrice e proprietaria di Nilufar gallery:
«Dal mio personale punto di vista come gallerista coinvolta in prima fila nella kermesse della Milano Design Week, posso dire che stiamo vivendo una situazione destabilizzante. Vedere mutata, per circostanze non piacevoli, quella che per la città è da anni una consolidata certezza come il Salone del Mobile (e non solo), non è certo confortante, ma affronto questa situazione con energia e spirito positivo poiché credo che ogni cambiamento porti sempre qualcosa di nuovo e favorevole. Sono speranzosa e sono certa che con intelligenza, fiducia e adottando le dovute precauzioni, riusciremo ad affrontare ciò che verrà nel modo migliore e ne usciremo rafforzati».

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