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domenica 7 marzo 2021

GIADA F/W 2021


Il potere rigenerante della Natura, la sua aura terapeutica e la bellezza confortante che regala al mondo: Giada celebra il nostro desiderio di radici profonde che la Natura può offrire, in tempi di difficoltà e cambiamenti. 



“Gli alberi sono saldamente piantati nella terra, però i rami e il fogliame si innalzano verso il cielo, in cerca di luce e leggerezza”, spiega il Direttore Creativo Gabriele Colangelo.



Nella collezione Giada AI21, fa riferimento alle strutture corrugate della corteccia d’albero come se fossero opere d’arte dall’aspetto organico, traducendone i motivi elaborati nei preziosi materiali che sono uno dei tratti distintivi di Giada. Le loro superfici —la fluidità sinuosa del cashmere di zibellino; le ricciute doppie lane bouclé; il morbido cashmere yangir; il fresco misto di cashmere e mohair avvolto in strati di organza dégradé; la setosità della pelle plongé —replicano la tattilità rugosa dei tronchi d’albero o la chiarezza grafica della venatura del legno, strizzando l’occhio al lavoro dell’artista di Chicago Ryan Tippery. Le sue versioni astratte di materiali organici naturali controbilanciati da elementi piatti a blocchi di colore fungono da tela per l’evocativa palette della collezione. Un vivido color cachi vibra in contrasto con l’intensità dei marroni del legno, sfumandosi lentamente in tonalità più tenui di caramello, burro e banana.



Come sempre con Giada, la purezza delle linee e le silhouette eleganti nascondono una costruzione sofisticata. I cappotti sono slanciati e allungati, con spalle accentuate per esaltare postura e presenza; la maglieria imita le trame organiche dei tessuti con effetti illusionistici. Le mantelle regolabili con collo a cratere in diverse lunghezze sono un leitmotiv della collezione; indossate su asciutti cappotti da città o su abiti eleganti con gonna plissettata a ruota, aggiungono interesse visivo alle forme limpide, raffinate. Un dinamico senso di movimento è attivato dai giochi di pieghe che spuntano sul dietro di un trench in pelle, o volteggiano in gonne alla caviglia, aggiungendo femminilità e volume e stemperando leggermente la chiarezza della costruzione.



Dettagli decorativi discreti percorrono tutta la collezione: fiocchi tubolari di pelle e accenti geometrici in metallo diventano cinture, bottoni o cinturini che tengono insieme tuniche o top tricot; gli stessi motivi, ispirati ai nodi del legno di vecchie cortecce d’albero o dalla forma ottagonale portafortuna, riecheggiano nelle chiusure delle borse di forma geometrica o sono tradotti in delicati braccialetti a catena, collane e orecchini. Gli stivali e le scarpe dalla punta squadrata hanno un solido tacco in legno o cavigliere che sottolineano il fil rouge organico, ispirato alla natura, della collezione.



Femminilità e rigore; natura e sofisticazione; chiarezza e sensualità; espressione e compostezza. Il lessico di Giada scrive una narrativa complessa, pertinente, perfettamente adatta a trasmettere lo spirito del nostro tempo.

 

La presentazione AI21

In linea con l’impegno di sostenere il mondo creativo nei suoi molteplici aspetti —artisti, musicisti, scuole di moda e arte, musei — Giada presenterà la collezione AI21 durante la Fashion Week di Milano attraverso una collaborazione con l’illustre fotografo Paolo Roversi, sotto forma di mostra di fotografia. Tra le stelle più brillanti della fotografia di moda, Roversi ha fatto confluire il suo magistrale talento artistico nella magica interpretazione della collezione Giada AI21. La qualità immateriale delle sue immagini risponde intrinsecamente alla purezza dell’estetica di Giada— una conversazione in cui grazia e raffinatezza sublime si fondono in una perfezione alchemica.



Otto tableaux di Roversi saranno esposti nel concept store e GIADA Caffè del global flagship in Via Montenapoleone, trasformato per l’occasione in galleria d’arte; sarà anche riprodotto un video del making-of della collaborazione fotografica.

In questo periodo così difficile, Giada si impegna a fondo per inviare una nota positiva di bellezza, creatività e speranza. Quale mezzo migliore dell’arte per trasmettere un messaggio tanto importante?


mercoledì 14 ottobre 2020

Paolo Roversi - Studio Luce


Il Comune di Ravenna, l’Assessorato alla Cultura e il MAR - Museo d’Arte della Città di Ravenna, presentano la mostra personale Paolo Roversi - Studio Luce, dedicata al grande fotografo ravennate.



Realizzata con il prezioso contributo di Christian Dior Couture, Dauphin e Pirelli, main sponsor, la mostra si tiene dal 10 ottobre 2020 al 10 gennaio 2021.



L’allestimento si sviluppa sui tre piani espositivi del MAR e comprende molte immagini diverse tra loro, in una serie di accostamenti e sovrapposizioni sorprendenti. Ad aprire il percorso, le prime fotografie di moda e i ritratti di amici e artisti come Robert Frank e Peter Lindbergh che si alternano a still life di sgabelli raccolti in strada e immagini che ritraggono la Deardorff, macchina fotografica con cui Roversi scatta da sempre. L’autore mette in mostra i suoi lavori più recenti: una selezione del calendario Pirelli 2020 e una serie di scatti di moda inediti, esposti qui per la prima volta, frutto del lavoro decennale per brand come DIOR e COMME des GARÇONS e magazine come Vogue Italia, in una sequenza che arriva agli editoriali più recenti. Aperta al pubblico dal 10 ottobre 2020 al 10 gennaio 2021, l’esposizione coincide con la pubblicazione di un omonimo volume da collezione, catalogo della mostra.



Paolo Roversi - Studio Luce costituisce un’occasione unica per conoscere a fondo le immagini e l’immaginario dell’artista. In omaggio al settecentesimo anniversario della morte di Dante, sarà presente un’ampia selezione di scatti provenienti direttamente dall’archivio di Roversi che celebrano e reinventano la figura della musa, la Beatrice cantata dal Poeta nella Divina Commedia, qui interpretata in chiave contemporanea da donne leggendarie come Natalia Vodianova, Kate Moss, Naomi Campbell e Rihanna.



Paolo Roversi nasce a Ravenna nel 1947. Nel 1973 si trasferisce a Parigi, città dove ancora oggi vive e lavora nel suo atelier in Rue Paul Fort - lo “Studio Luce” che dà titolo alla mostra. Dell’infanzia ravennate porta con sé quasi tutto e, nonostante gran parte del suo lavoro si svolga oggi lontano dalla sua città, riconduce la sua ricerca di una bellezza pura, quasi spirituale, allo sfavillio dei mosaici di Sant’Apollinare, San Vitale e Galla Placidia, all’atmosfera rarefatta di un luogo pervaso da una bellezza serena, tersa, silenziosa e avvolto dalla nebbia. Non mancheranno quindi in mostra numerosi rimandi a Ravenna, la città che più di ogni altra ha plasmato il suo immaginario.



A parte rare eccezioni, Roversi lavora in studio, per lui spazio dalla duplice connotazione: da una parte infatti è un luogo fisico, un teatro essenziale e scarno dove mettere in scena i propri sogni e desideri; dall’altra è un luogo della mente, una sorta di contesto rituale che apre le porte ad una dimensione alternativa, la cui chiave è, da sempre, la luce. La mostra, a cura di Chiara Bardelli Nonino con le scenografie di Jean–Hugues de Chatillon, è pensata come un ritorno alle origini, tanto letterale quanto metaforico, ed è la prima esplorazione così approfondita di un universo visivo particolarmente ricco e complesso.