domenica 4 ottobre 2020

COLLEZIONE MARNI P/E 2021 VOL.2


Questo non riguarda i vestiti. Eppure è tutta una questione di vestiti.

Abiti come connettori collettivi che creano una comunità e originano in una comunità.

Abiti come veicoli di libertà e di espressione personale.

L'IO tradizionalmente associato alla narrativa della moda si trasforma in un NOI.  Lo esigono le necessità, l'unità, la disuguaglianza, la bellezza, l'isolamento, l'intimità, il ridimensionamento, il cambiamento e la lotta che stanno segnando questo momento.

Questo è un lavoro collettivo.

Il NOI dello studio. Il NOI della comunità Marni. Non indossatori, ma esseri umani con le loro vite piene di imprevisti.

Persone vere che hanno ricevuto gli outfit dalla collezione prima che la collezione fosse effettivamente presentata, saggiandola prima ancora che la ricetta fosse completata, aggiungendo la propria interpretazione al risultato finale, rendendo così incontrollabile il risultato finale.

Questo è un lavoro sul processo.

Il processo di creazione collettiva dei capi in studio. Il processo individuale di indossare i capi, nella vita, condividendo i valori che creano una comunità globale. Il processo, anche, dello scambio di idee e pensieri, trasformati in parole sugli abiti.

Questo per celebrare l'essenza di ciò che Marni rappresenta, in modo progressivo.

Questa collezione si focalizza sul fare, in studio, insieme: pinzare, scarabocchiare, clashare. Tagliare un cappotto, sforbiciare un costume da bagno per trasformarlo in una canotta, incollare una suola spessa a un paio di scarpe, aggiungere una cerniera extra lunga a una borsa per farla sembrare un siluro, segare un tutù in due. Lungo, corto, stretto, largo, sfilacciato, vernice, cotone, pelle, garza e poi fiori, righe e scritte: una decostruzione completa di forme, superfici e fantasie. La bellezza fa coppia con ribellione, celebrando l'apertura del non finito.

Questo è un processo non finito, poiché diventa parte del processo quotidiano - la vita - del pubblico.  E ancora e ancora.

Questo è un esperimento sociale. L'abito è accidentale, eppure gli accidenti accadono sempre per un motivo.

Questo, soprattutto, riguarda il non tornare alla normalità. È invece scoprire la fragilità come forza e le emozioni come connessione, celebrando le dissonanze che compongono sinfonie.


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