mercoledì 12 dicembre 2018

NIKE X MARTINE ROSE

Nike x Martine Rose (4)

"Non ho mai provato interesse per la moda fine a sé stessa. Mi affascina di più il modo in cui la persone interagiscono con i vestiti”, dichiara Martine Rose, stilista londinese. La sua prima collaborazione con Nike, una capsule collection che include tute, maglie da football e una rivisitazione delle scarpe Nike Air Monarch, riflette a pieno questa premessa. Essa, infatti, gioca con proporzioni deformate, un vero e proprio segno distintivo di Martine Rose. Allo stesso modo, la collaborazione con Nike rispetta il principio alla base del suo stile: trovare il lato straordinario in ciò che sembra normale e trasformare capi e accessori in “qualcosa di eccezionale”.

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Molto spesso, questa trasformazione avviene attraverso la sperimentazione con le forme, ed è tutta una questione di contrasti e di rottura. “Fin dall'inizio, non abbiamo mai seguito le regole, in particolare perché ci veniva impedito l'accesso al mondo della moda. Per un motivo o per l'altro, dovevamo trovare nuovi modi per emergere”, spiega la designer. Nonostante i luoghi non tradizionali dove ha tenuto le sue sfilate, da un mercato fino a palestre di arrampicata, per questa collaborazione con Nike, la designer è tornata alle origini e ha optato per un lancio segreto della collezione la scorsa settimana su Craig’s List, piattaforma digitale inaspettata rispetto ai tradizionali canali online.

Nike x Martine Rose (2)

L'abbigliamento ha dei richiami alla sottocultura inglese ma ruota principalmente intorno ai giocatori di basket. Per la tuta da ginnastica e la maglietta da football, il processo di creazione è iniziato da un’ispirazione che veniva dall’alto, per la precisione da un’altezza di oltre 2 metri. “I giocatori di basket sono supereroi: i loro corpi si sono adeguati alla loro professione. Abbiamo osservato attentamente molti giocatori e le loro proporzioni e successivamente abbiamo rapportato i loro vestiti alle taglie standard.  Per esempio, se volessi indossare una delle loro tute, dovrei trasformarla per adattarla alle mie proporzioni; in pratica, dovrei ricucirla di nuovo”.

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Le Air Monarch celebrano un mito americano. “Abbiamo scelto la silhouette delle Monarch,  modello tipicamente americano, e le abbiamo reinterpratate come accessorio da indossare con la tuta in stile inglese”, dichiara la designer. Per dare a questa scarpa tradizionale una forma davvero straordinaria, Martine Rose si è affidata all'indiscussa esperienza acquisita da Nike nel settore delle calzature. “Le collaborazioni si fondano sulla comunicazione. Volevamo che alcune forme risultassero abbondanti nella parte inferiore e che il tallone sporgesse rispetto alla suola, ma inizialmente le nostre proposte sono state bocciate”, continua la stilista. “Tuttavia, abbiamo insistito e, alla fine, abbiamo sviluppato queste nuove forme e idee”. La forma è sottoposta alla stessa reinterpretazione creativa dell'abbigliamento, ma con una sperimentazione più lineare, con taglie che spaziano dalla 18 alla 9 US. Tuttavia, la trasposizione di questa visione in un ambito commerciale ha richiesto una certa ingegnosità. Pertanto, le Air Monarch sono state prodotte partendo da una serie di stampi a cui viene poi applicata la pelle sintetica. Ad oggi, solo un’altra scarpa del marchio è stata realizzata con un metodo simile: si tratta delle Nike Foamposite.

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Benché ormai onnipresenti, i capi sportivi sono diventati molto popolari lungo le vie del centro delle grandi città e persino sulle passerelle parigine. Per Rose, non si tratta semplicemente di una tendenza, bensì di una connessione spirituale. "Da molti anni a questa parte, l'abbigliamento sportivo è il simbolo di vari movimenti giovanili in Inghilterra e in America. Ma è il fatto che sia stato accettato come capo di abbigliamento per il quotidiano che lo rende davvero interessante. I capi sportivi vengono solitamente abbinati a vestiti e accessori di qualsiasi tipo”, conclude. “Perciò, ancora una volta, sono perlopiù interessata al modo in cui le persone interagiscono con i vestiti. Dalle loro scelte si capisce chi sono e chi vorrebbero essere. È per me una questione emotiva”.

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