Field notes.
Raccogliere impressioni e sensazioni.
Collegare visioni, suoni e sapori.
Intuitivamente.
Viaggiare attraverso mondi: in movimento o fermi.
Spontaneamente, automaticamente.
Avvolti in una coperta, con sandali masai ai piedi.
Protetti da montgomery ingigantiti.
Godendo dei piaceri infantili dei maglioni fatti a mano.
Uno sguardo innocente, per mantener vivo il fanciullino interiore.
Una pluralità di stimoli, scossi e non mescolati.
In laboratorio, con la tuta.
Sul campo, in un duvet trapuntato e stampato.
Sotto la pioggia, in gigantesche giacche a vento.
Cucchiai di zabaione per rafforzare lo spirito con iniezioni di zucchero.
Detour lungo le linee di quaderni, diari e stati d'animo.
Fare a fette pensieri, tagliarli e rimetterli insieme.
L'audacia dei gesti immediati.
Decorarsi con piccoli charm.
Calcare un berretto di maglia sulla testa.
Tirare le cravatte di traverso.
Diari che incrociano zibaldoni, note su note di esperienze accumulate, messe addosso.
Ogni oggetto, un punto da collegare. Ogni sguardo, un percorso.
Broccati cinesi, ikat indiani, righe africane, tweed inglesi.
Ingenuità e meraviglia.
Sorpresa di proporzioni e sproporzioni.
Micro, macro e quel che ci sta in mezzo.
S M L XL, messi insieme a caso.
Grandi piedi e scarpe da ginnastica anche più grandi.
Frank Navin che disegna sulle superfici mondi paralleli abitati da animali e oggetti.
Sconoscere confini o distinzioni.
Accumulare all'infinito, compulsivamente.
Seguendo nessun principio come unico principio.
L'intuizione come stato di grazia.
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