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martedì 28 febbraio 2017

GIADA F/W 2017

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Curvilineo come i tratti di Katrin Brenerman, sinuoso come le sculture di Charles Eames. Un inverno che miscela rigore e passioni artistiche, in una fluida geometria. Un minimalismo elaborato da Gabriele Colangelo, in una ricerca a tratti scultorea, altrimenti impalpabile, in cui si alternano forme, pesi e colori. I volumi sono sperimentali su maniche e spalle, che ricostruiscono la cultura dei kimono sui capi che sorprendono di schiena. Cuciture ri-doppiate con micro impunture, ricamano un’invisibile struttura attraverso la collezione di lusso sommesso, sapientemente sovrapposto. Una morbidezza riservata, da scoprire da vicino, come la femminilità. Indagando tra sovrapposizioni di rigore e cedevolezza, ipnotizzati dagli effetti dei plissé, trasformati in apparizioni.
C’è l’ipnosi bicolore della georgette di seta, plissettata e poi stampata a dritto e a rovescio, in cui le campiture a contrasto flottano insieme, su grigio GIADA. Vola anche la pelle, quando le lamelle di suede si applicano su un altro plissé, di georgette. Una continua alternanza, anche di lane maschili su gonne di seta pieghettate, che si spinge fino alla maglieria. Ci sono le micro pieghe sovrapposte di maglie, c’è la mischia di cachemire e lana mohair, che abbraccia il corpo con volumi vaporosi e pettinati ad arte, trasformati in pelliccia degradé, però da interno.
Anche il suede, leggero come una velina, diventa impalpabile abito chemisier, oppure gilet double, dal rovescio nappato. Ad accompagnarli, pantaloni slanciati con spacco sui tacchi o crop alla caviglia, con morbida piega centrale. Gonne corte diventano cinture, nel visone rasato che diventa come un velluto. Ingannevole e materico lusso da sfoderare anche nella micro cappa a T o come tunica scollata e drappeggiata sulla schiena, in visone.
Solo i colori restano classici, in una palette di grigio caldo, blu navy e blu tempesta, scaldata da terracotta e accenti di rosso, accesa da lampi di verde, di luce chiara o in satura tinta olio. Finale in bianco. Bianche anche le scultoree incursioni dei gioielli, di porcellana oppure in versione colatura, della resina incastonata nell’oro: opere di sinuoso design, da indossare. Cesellati i tacchi, che si alzano a forma di scultura, in una geometria ondulata, anche dagli effetti chiaroscuro.
Estetica scultorea nelle micro clutch, geometrie d’autore rivestite in suede o da un effetto porcellana. L’icon bag, che propone un nuovo secchiello, è impunturata a mano sul dorso. La nuova borsa, costruita con la lavorazione di una sola pinces, è una geometria anche da spalla, con aggancio Dragon.
 
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lunedì 9 gennaio 2017

GIADA CAMPAGNA PUBBLICITARIA S/S 2017

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La campagna pubblicitaria Primavera/Estate 2017 di GIADA, fotografata a New York da Inez e Vinoodh sotto la direzione creativa di Giovanni Bianco, è un sofisticato equilibrio di eleganza e proporzione.
Contrapposta a tronchi in legno nodoso, Julia Nobis incarna l'essenza della donna GIADA, allo stesso tempo sicura, delicata e coinvolgente.
La campagna traduce perfettamente l’estetica fluida e il minimalismo geometrico di Gabriele Colangelo. I dettagli raffinati della collezione sono sottolineati da una serie di ritratti; la loro sovrapposizione crea un'immagine ancora più accurata e raffinata.
 
GIADA’s Spring/Summer 2017 advertising campaign, photographed in New York by Inez and Vinoodh under the creative direction of Giovanni Bianco, is a gentle display of elegance and restraint. Contrasted by pillars of knotty wood, Julia Nobis embodies the essence of the GIADA woman, at once confident, delicate, and engaging.
Gabriele Colangelo’s fluid aesthetic and geometric minimalism is perfectly translated by the campaign.
The exquisite details of the collection are further revealed in a series of complementary portraits; their juxtaposition creates an even more elegant and refined image.
 
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Model: Julia Nobis
Creative Director: Giovanni Bianco
Photographer: Inez and Vinoodh
Stylist: Karen Kaiser

giovedì 29 settembre 2016

Giada Primavera Estate 2017

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Ampi spazi di colore interrotti da un decisivo tratto grafico: l’omaggio è alle campiture delle tele di Newman Barnett.
Riferimento pittorico che Gabriele Colangelo traduce in un’estetica di fluido rigore. Uno anticipando l’altro, in un inseguirsi di sartoriali dettagli, i capi declinano un minimalismo geometrico. Reso organico da drappeggi e ricercatezza delle textures, graficamente composto da lavorazioni couture e stampe in poliuretano.
Monocromo bianco e grigio, alternati al fango e verde bosco, illuminati da lampi arancio mango, tingono un’architettura leggera, che discretamente svela le sue sperimentazioni. Intrecci a filo lasciano intravedere il corpo, mentre attraversano come fessure abiti e capospalla. Oppure percorrono le lunghezze a terra, acco­stando mille strisce di satin opaco o nappa leggera, con impatto plissé.
L’effetto è invece di un ricamo, quando la magliera in leggerissima viscosa mescola due diversi filati, giuntati con micro punzonature, in taglio sbieco. Tessuti lavorati a double e impalpabili doppiature di organza,
compresa quella con la piattina di lurex, si alternano a twill di seta, crepe cady e nappa plongé, sono le trame preziose, che interpretano la silhouette. Una linearità a tratti sconvolta da improvvisi drappeggi, da togliere o tenere secondo l’attitude, pieghe inaspettate che virano la superficie verso nuove geometrie. Lunghezze sotto il ginocchio, pantaloni sopra le caviglie, a cui sovrapporre i soprabiti e gilet dalle schiene a sfondo piega sovrapposti. Pieghe sormontate firmano anche la borsa di pelle con manici, montata come pezzo unico. Allungata in senso opposto, si struttura come contemporaneo secchiello couture. Nastri di metallo e resina colata sottolineano orli, fissano il movimento dei drappeggi, chiudono i polsi come maxi gemelli con micro catene flottanti, altrimenti le cinture, con scultorea presenza.
 
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